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Un piano non solamente tecnologico, ma «una sfida culturale e politica oltre che economica». In questo modo il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha descritto spirito e strategia di Industria 4.0, progetto presentato a Milano, alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

«Nel piano c’è la fiducia nelle imprese, – ha spiegato il ministro – in nessuna delle slide c’è scritto dove investire, siete voi a scegliere come e dove, noi vi mettiamo a disposizione gli strumenti, l’altro pezzo di strada lo dovete fare voi».
Ai 13 miliardi di intervento pubblico sotto forma di incentivi fiscali previsti per il 2017, secondo gli obiettivi di Industria 4.0 si accompagnano i 24 miliardi complessivi da mobilitare sul fronte privato (10 miliardi su tecnologie e beni nel 2017, 11,3 miliardi su ricerca e sviluppo entro il 2020 e 2,6 miliardi in capitale di rischio), che includono circa 500 milioni di investimenti da parte della Cdp. I 13 miliardi di intervento pubblico, da parte loro, includono «i valori 2018-2024 per la copertura degli investimenti privati sostenuti nel 2017 oggetto delle iniziative iperammortamento, superammortamento e beni strumentali». Q
uanto alle «direttrici di accompagnamento» del piano, Calenda ha citato la banda ultra larga, per cui si prevede un impegno pubblico di 6,7 miliardi tra il 2017 e il 2020 (6 miliardi l’impegno privato), il fondo centrale di garanzia (22 miliardi privati e 900 milioni pubblici), il made in Italy (un miliardo privato e 100 milioni pubblici), i contratti di sviluppo (2,8 miliardi privati e uno pubblico) e lo scambio salario-produttivita’ (1,3 miliardi di intervento pubblico).
Il piano – che intende colmare il gap con altri Paesi tra i quali la Germania e gli Stati Uniti nei quali i progetti di innovazione tecnologica sono già avviati – si fonda su cinque direttrici, ben rappresentare anche nelle slide a supporto dell’intervento del ministro: operare in una logica di neutralità tecnologica; intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali; operare sui fattori abilitanti; orientare su strumenti esistenti per favorire il salto tecnologico e la produttività; coordinare i principali stakeholder senza ricoprire un ruolo dirigista.

 

Fonte: siderweb.com