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È importante che venga mantenuto «a livello commerciale ed economico un contesto normativo di sostanziale libero scambio di rottami metallici» tra l’Ue e i Paesi extra Ue. In caso contrario, «il danno per tutti gli abituali fornitori di rottami sarebbe grande e inevitabile» con un impatto negativo sulla “circular economy” nel suo complesso. Lo afferma Assofermet Rottami, che in un comunicato stampa diffuso recentemente ribadisce la propria contrarietà a possibili restrizioni all’export di rottame. L’argomento è in discussione da mesi al Parlamento europeo nell’ambito della revisione del Regolamento europeo sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, con i produttori siderurgici (rappresentati da Eurofer) che chiedono maggiori controlli sull’export di rottame.

La sezione Rottami di Assofermet sottolinea che tutta la filiera del recupero, incluse le associazioni tedesche BVSE, VDM e BDSV (tutte facenti parte di EuRIC), condivide la medesima posizione a livello europeo. Per le industrie del riciclo, è necessario «salvaguardare l’export verso i Paesi extra almeno in due ordini di casi e ad una precisa condizione, ovvero che nei Paesi di destinazione il recupero e quindi il riciclaggio finali siano certi a livello industriale e non arrechino danni all’ambiente, al territorio e alle persone»: in primis, «tutte le volte in cui risulti evidente che il gettito interno all’Unione sia strutturalmente in esubero e in surplus» rispetto al fabbisogno dei produttori Ue; in subordine, «lasciando di anno in anno all’andamento del mercato Ue e ai suoi attori la possibilità di trovare il giusto equilibrio commerciale ed economico, anche attraverso le importazioni».

Come in altre occasioni nei mesi scorsi, Assofermet torna a sottolineare che dal suo punto di vista non avrebbe senso introdurre barriere commerciali considerato che: il consumo di rottame ferroso nella siderurgia Ue resta ampiamente al di sotto del gettito esistente all’interno della stessa Ue; nel mercato europeo sono sempre stati disponibili all’acquisto quantitativi sufficienti di rottame rispetto al fabbisogno; dal 2005 in poi la produzione di acciaio in Europa è costantemente diminuita. «Nel 2021, a fronte di una produzione di 152,6 Mt di acciaio sono stati rifusi 87,9 Mt di rottami ferrosi, lasciando sul territorio dell’Unione, inutilizzati, quasi 19,5 Mt», ha sottolineando il sindacato Rottami dell’associazione, aggiungendo che questi volumi, grazie al fatto che la “circular economy” non è una prerogativa della sola Ue, sono stati destinati all’export. Diversamente, secondo Assofermet, sarebbero sorti gravi problemi ambientali nonché autorizzativi che avrebbero «bloccato, di fatto, l’operatività dei singoli impianti di raccolta, recupero e riciclo, ivi compresa la trasformazione in rottami che hanno acquisito la classificazione di “End of Waste” (EoW)».

 

FONTE: SIDERWEB.COM

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