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A livello globale la domanda di prodotti lunghi in acciaio è «molto bassa o del tutto assente a seconda delle regioni». Lo afferma Irepas, associazione internazionale dei produttori ed esportatori di acciai lunghi, nel suo ultimo “Short Range Outlook”. La principale causa è la «perdita di visibilità» unita alla volatilità dei costi energetici. Poiché «non si prevede alcun miglioramento della domanda nei prossimi mesi», Irepas ritiene che si verificheranno altre chiusure di impianti, «soprattutto per coloro che stanno soffrendo anche le conseguenze del conflitto in Ucraina».

Per quanto riguarda il mercato dell’Ue, Irepas sottolinea che «l’attività edilizia del settore privato si è quasi completamente esaurita, mettendo in seria difficoltà le piccole e medie imprese attive nella presagomatura». Allo stesso tempo, «i progetti industriali e pubblici sono ancora disponibili in buoni volumi, ma tutti stanno lottando per aggiudicarseli, mentre i prezzi sono sottocosto». Tuttavia, le acciaierie «stanno facendo di tutto per mantenere i prezzi su un certo livello» dal momento che i problemi legati all’energia restano imprevedibili, ma devono fare i conti anche con una certa pressione dall’import. La domanda appare relativamente buona in Germania, nonostante le pressioni sui prezzi. Qui «chi ha un portafoglio ordini pieno si trova in una buona situazione e può permettersi di aspettare», spiega Irepas.

Anche negli Stati Uniti, intanto, le prospettive si sono fatte più incerte e negative. «A fronte di un previsto calo dei prezzi delle materie prime, ci si aspetta che tutti i prezzi subiranno una correzione», pertanto la maggior parte dei centri servizi è «riluttante a rifornire le proprie scorte». Intanto, «il costante aumento dei tassi di interesse alimenta le aspettative di un rallentamento dell’economie e delle costruzioni future, in particolare quelle abitative e commerciali». Irepas sottolinea anche che il congestionamento dei porti rende difficile la movimentazione delle merci e che il protezionismo è in aumento anche sotto l’amministrazione Biden. Nonostante tutti questi sviluppi negativi, le acciaierie statunitensi «continuano a registrare profitti record, anche se nel trimestre luglio-settembre hanno riportato risultati inferiori».

In generale, continua l’associazione, i prezzi di mercato subiscono pressioni anche da parte delle acciaierie del Far East, del Sud-est asiatico e del Golfo Persico, con la conseguenza per esempio che per i produttori turchi «è impossibile competere sul mercato dei prodotti lunghi». Lo stesso mercato turco «è diventato un campo di battaglia per alcuni Paesi esportatori quali Russia, India e Cina». Nel frattempo, in Cina, i prezzi del minerale di ferro sono scesi ai minimi degli ultimi due anni, a causa dei rinnovati timori di ulteriori misure anti Covid.

L’unico elemento positivo secondo Irepas consiste nella maggiore prevedibilità dei noli, con i costi logistici che «si stanno lentamente muovendo verso la “normalità”, pur restando su livelli elevati. Almeno la disponibilità di navi, chiatte e camion è migliorata».

Nel proprio report Irepas sottolinea che la concorrenza è molto elevata ovunque tranne che negli Stati Uniti e nell’Ue. In particolare, è forte in Medio Oriente ed Estremo Oriente, sia perché la Cina «è sempre più aggressiva negli ultimi tempi» sia perché si registrano offerte di semilavorati molto competitive dalla regione del Golfo e «le tariffe di trasporto sono l’unico fattore che limita la concorrenza nei mercati lontani».

In conclusione, Irepas parla di prospettive «instabili e negative» per il prossimo trimestre, che potrebbe essere «il peggiore dal momento più critico della pandemia, a causa del calo dei prezzi in Asia e delle continue conseguenze della guerra in Ucraina».

 

FONTE: SIDERWEB.COM

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