Skip to main content

La trattativa sulle “barriere d’acciaio”  tra Ue e Usa riprenderà in autunno. Almeno secondo quanto riferito dal Financial Times in una breve intervista sul tema del commercio internazionale al commissario Ue preposto Valdis Dombrovskis. Il commissario ha confermato che in autunno sarà negli Stati Uniti e che tra gli incontri programmati c’è anche quello con la negoziatrice incaricata Katherine Tai. Ovviamente Dombrovski indica nella mutua sospensione delle barriere commerciali la soluzione ideale, per lasciare che l’acciaio Ue e Usa circolino liberamente nelle due direzioni, tuttavia si dice disposto anche a valutare soluzioni alternative.

Difficile capire di quali possibili soluzioni si possa trattare, dal momento che l’Ue ha sempre rigettato qualsiasi tipo di proposta di accordo legata a quote di importazione. Accordi che invece l’amministrazione Trump ha stretto ad esempio con la Corea del Sud. Resta il fatto che le parti si erano accordate per risolvere la questione entro la fine dell’anno e rimane da vedere se la scadenza verrà rispettata o se dopo gli incontri autunnali si andrà verso una proroga.

Sul fronte internazionale da riportare anche quanto rimarcato dall’agenzia Reuters sul minerale di ferro. Nelle ultime contrattazioni sui futures la materia prima ha infatti subito il maggior calo degli ultimi 18 mesi con una flessione nella settimana chiusasi il 23 luglio del -10% rispetto alla precedente, la peggior flessione da febbraio. Il nuovo prezzo di scambio assestatosi attorno ai 173/174 dollari la tonnellata è inoltre del 17% inferiore rispetti ai picchi di maggio.

Sebbene potrebbe essere considerato ancora un rifiato tecnico, a preoccupare sono le voci che Pechino voglia limitare artificiosamente la produzione di acciaio del Paese, per non superare il record produttivo visto nel 2020 di 1,065 miliardi di tonnellate. Se questo fosse vero, dal momento che l’output cinese della prima metà dell’anno è stato di 563 milioni di tonnellate, vorrebbe dire che da luglio a dicembre il Dragone dovrebbe produrre “solo” 502 milioni di tonnellate, cioè l’11% in meno di quanto fatto nei mesi precedenti.

Le prime avvisaglie concrete sarebbero state viste nel rallentamento produttivo di alcune acciaierie statali a luglio, quanto basta però per minare il clima di fiducia sui consumi futuri e quindi far arretrare le quotazioni. Il minerale, ma soprattutto la produzione cinese, restano quindi sorvegliati speciali dal momento che potrebbero decretare il nuovo trend per materie prime e finiti della seconda metà del 2021.

 

FONTE: SIDERWEB.COM

Close Menu