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BRESCIA – Le materie prime, nella seconda metà del 2016, sono tornate ad affascinare i mercati. La conseguenza è stata un aumento generalizzato delle quotazioni che ha interessato energia, petrolio, commodity industriali e metallurgiche in particolare. 

 

Su queste basi si è articolato l’osservatorio congiunturale proposto da «Scenari e tendenze», convegno organizzato da Associazione Industriale Bresciana, giunto alla 23ma edizione. 

Le materie prime puntano verso l’alto
In un contesto contraddistinto da un ritorno massiccio e generalizzato agli aumenti è evidente che ciascun mercato risponda a logiche e a condizioni intrinseche.
Da un lato, ad esempio, i rincari del greggio (+99,5% per il Brent nel 2016 rispetto ai minimi del periodo 2011-2016, corrispondenti proprio all’inizio dello scorso anno) sono considerati come legati a doppio filo con l’accordo sui tagli raggiunto dai Paesi OPEC.
Quelli dell’energia elettrica, invece, sono stati la risultante di diversi fattori: il rincaro del Brent (periodo marzo – aprile 2016), la risalita delle quotazioni del gas concentrata in estate, la questione nucleare francese e, nell’ultimo trimestre dell’anno, l’anomala e prolungata ondata di gelo. Stefano Allegri, di AB Service, al quale è stato affidato il focus dedicato al mercato energetico, si è soffermato proprio sul blocco delle forniture dalla Francia giunto in via precauzionale per manutenzione a numerosi impianti vetusti. Gli stessi impianti che, secondo Allegri, sarebbero giunti a fine ciclo. Proprio sul loro futuro, e i relativi interventi, Allegri ha dichiarato che il governo francese è chiamato a stretto giro a passare all’azione. Un’occasione che, nemmeno a dirlo, sarebbe oltremodo ghiotta per i player siderurgici che operano nel comparto del nucleare.
Achille Fornasini, Chief Analyst e Partner di Siderweb, ha analizzato l’andamento delle materie prime metallurgiche, a loro volta contraddistinte da significativi rincari. È stato così per i prezzi del rame, dell’alluminio, nell’ambito dei non ferrosi. Così come, in campo siderurgico, per minerale, coke e rottame. Per il primo, l’incremento dello scorso anno ha toccato un +112,3% rispetto ai minimi di inizio 2016, e attualmente si trova «ancora in fase di salita equilibrata». Secondo le stime fornite, inoltre, per il biennio 2017/2018, le quotazioni si dovrebbero attestare attorno ai 57 dollari la tonnellata, per salire a 65 dollari nel 2019 e 2020. Secondo Fornasini, però, per l’anno in corso, «il potenziale è superiore».
La fiammata del coke (+289,1% sui minimi) sta invece mostrando una correzione (-41,3% ad inizio 2017), con «una caduta in fase di rallentamento». Il rottame europeo ha evidenziato nel 2016 un andamento contraddistinto da due picchi, il primo in primavera e il secondo nelle battute finali d’anno. Un andamento che ha anticipato, come da tradizione, i movimenti della materia prima per forno elettrico sul mercato italiano, con una «correzione che si sta evidenziando, già vista sul piano europeo».
Per il nickel, invece, si sta consolidando «una fase laterale, con previsioni a medio termine in rialzo. Per il 2017, le quotazioni sono attese a 12 mila dollari la tonnellata, che salgono a 14 mila dollari nel 2018. Uno strappo ulteriore – a 17 mila dollari – è atteso nel 2019, mentre nel 2020 è atteso il superamento della barriera dei 20 mila dollari.

 

Le incognite globali
Il convegno è stata l’occasione perfetta per ripercorrere, attraverso il contributo di Andrea Beretta Zanoni, ordinario di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Verona, le principali questioni globali che si stagliano come vere e proprie incognite e che si preannunciano come elementi di forte discontinuità rispetto al passato. Da un lato la presidenza Trump, sul quale il docente si sofferma.
Gli annunci del nuovo abitante della Casa Bianca, densi di piani di investimenti, lasciano presagire ad un deficit statunitense in crescita. Secondo stime, tali aumenti si attesterebbero a 5 mila miliardi di dollari in dieci anni.
E ancora l’Europa, il suo futuro, oggi sospeso tra Brexit e un solco sempre più ampio tra le performance tedesche e quelle degli altri Paesi dell’Unione. Non manca un accenno alla riaccensione del dibattito sulla globalizzazione, sulla quale soffiano venti discordanti.

 

 

 

Fonte: siderweb.com

 

 

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