La Cina continua ad essere l’arbitro della siderurgia mondiale. Soprattutto nelle materie prime. Questo quanto emerso durante la convention primaverile del BIR, che si è tenuta a Berlino alla presenza di 850 delegati. «L’andamento dei prezzi internazionali del rottame – ha spiegato il vice presidente del Ferrous Board del Bureau of International Recycling, Ruggero Alocci – è stato condizionato dalla presenza delle billette cinesi sul mercato».
In particolare, se si comparano i prezzi delle billette cinesi (C&F Turchia) con quelli del rottame HMS 1/2 «si evidenzia a febbraio un differenziale di circa 70 dollari la tonnellata, che poi è passato a 80 dollari nel momento di maggiore tensione dei prezzi (410 dollari e 330 dollari rispettivamente) fino a ridursi oggi intorno ai 20 dollari, in assenza di acquisti da parte dei turchi – ha proseguito Alocci -. Si può presumere un ritorno al differenziale storico, intorno ai 70/80 dollari in giugno e quindi a quotazioni del HMS1/2 intorno ai 240/250 dollari la tonnellata C&F Turchia (o forse qualcosa in meno), ovviamente in relazione della domanda dei turchi quando ritorneranno sul mercato».
Nell’assemblea del Ferrous Board, inoltre, Jason Schenker (Prestige Economics) «ha evidenziato la recessione continua del settore manifatturiero. In particolare in Cina (16 mesi negativi sugli ultimi 17), negli USA, in decrescita da aprile, in Europa durante 9 gli ultimi 10 mesi». Infine, ha concluso Alocci, «è stato evidenziato un globale minor consumo di materie prime nei primi mesi del 2016 ed, in particolare, la difficile situazione del settore oil & gas, i cui ingenti crediti verso il settore bancario sono stati considerati a rischio dalle istituzioni monetarie internazionali».
Fonte: siderweb.com