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Il prodotto interno lordo italiano ha frenato. Nel terzo trimestre, infatti, l’Istat ha reso noto che il PIL «corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017». Ne consegue che «la variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9%». Ma qual è l’impatto per il comparto dell’acciaio che si può stimare? Ci sono notizie almeno parzialmente positive per la siderurgia?

Bene solo l’export
Analizzando i macro componenti della domanda, nel terzo trimestre «tutti i principali aggregati della domanda interna registrano diminuzioni, con una riduzione dello 0,1% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi» si legge le comunicato stampa dell’istituto. Solo il commercio estero mostra il segno «più», con «le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente dello 0,8% e dell’1,1%». La variazione delle scorte, infine, «ha fornito un contribuito nullo alla variazione del PIL, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,1 punti percentuali». Inoltre, «dal lato dell’offerta di beni e servizi, si registra un andamento congiunturale positivo soltanto per il valore aggiunto dell’agricoltura, cresciuto dell’1,6%, mentre quelli dell’industria e dei servizi sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2%».

Investimenti in contrazione
Per quanto concerne la siderurgia, la componente del PIL che incorpora il maggior consumo di acciaio è quella degli investimenti fissi lordi. Questi ultimi si sono ridotti dell’1,1% rispetto al secondo trimestre, fermandosi a quota 74,584 miliardi di euro. Entrando nel dettaglio «la diminuzione degli investimenti è stata determinata dalla contrazione del 2,8% della spesa per impianti, macchinari e armamenti; al suo interno, la componente dei mezzi di trasporto è scesa dello 0,7%». In controtendenza, invece, l’edilizia, con un incremento degli investimenti in abitazioni dello 0,6% (18,252 miliardi di euro) ed un aumento per fabbricati non residenziale e altre opere dello 0,3% (15,106 miliardi di euro).

Valore aggiunto: ok le costruzioni
«Nel terzo trimestre il valore aggiunto è diminuito in termini congiunturali dello 0,3% nell’industria in senso stretto, nel comparto delle attività di informazione e comunicazioni e nelle attività artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi, dell’1,5% nelle attività finanziarie e assicurative e dell’1,3% nelle attività professionali – prosegue l’Istat -. All’opposto, il valore aggiunto è cresciuto dell’1,6% nell’agricoltura, dello 0,6% nelle costruzioni, dello 0,4% nelle attività immobiliari e dello 0,1% nelle amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione e sanità. Infine la variazione del valore aggiunto del commercio, riparazione di veicoli, trasporto, magazzinaggio, alloggio e ristorazione è risultata nulla».

Buone notizie per i lunghi?
Il quadro d’insieme dell’economia italiana si sta deteriorando. Dopo 14 trimestri consecutivi di crescita, seppur moderata, del PIL, è tornato a vedersi il segno «meno», ed il 2019 si apre con prospettive tutt’altro che rosee. Per il settore siderurgico questa è una notizia sicuramente negativa, in quanto il comparto è prociclico e generalmente amplifica l’andamento (positivo o negativo) del prodotto interno lordo. All’interno di un quadro che va ingrigendosi, si può cercare di effettuare un ragionamento di massima sulle principali categorie di prodotti: i lunghi ed i piani in acciaio al carbonio. Questi ultimi, ad una prima occhiata, paiono essere i prodotti che rischiano di perdere più terreno (o di crescere meno) rispetto ai lunghi. La frenata dell’industria in senso stretto (-0,3% rispetto al secondo trimestre) e degli investimenti fissi lordi (-1,1%, con una perdita di quasi un miliardo di euro) sembra risultare maggiormente penalizzante per i piani, in quanto essa contempla inoltre una riduzione degli investimenti in impianti, macchinari ed armamenti del 2,8% e in mezzi di trasporto dello 0,7%, due sotto-settori con un’intensa domanda di piani. Il settore che invece consuma più prodotti lunghi, ovvero le costruzioni, fa registrare qualche timido passo avanti, con un aumento delle spese per le abitazioni dello 0,6% e quello per i fabbricati residenziali dello 0,3%.
Quindi, concludendo, se questo trend proseguisse anche nei prossimi trimestri si potrebbe delineare, in un quadro generalmente meno brillante rispetto a quello del 2017, un timido raggio di sole per quanto concerne i prodotti lunghi, mentre per i piani, alla luce della macro analisi effettuata, le attese sono per un minore ottimismo. cinese è sceso del 4%, il minerale di ferro dello 0,7%.

 

Fonte: siderweb.com