Lo ha detto il presidente di Eurofer Henrik Adam nell’incontro Euractiv di ieri
«Non riesco a immaginare un futuro in cui l’Europa non sia priva di emissioni e industrializzata». Con questa frase il presidente di Eurofer Henrik Adam ha aperto ieri l’incontro organizzato da Euractiv dal titolo “The future of EU industry: resilience or dependence”, un incontro in cui l’industria siderurgica ha giocato un ruolo da protagonista, data la sua esposizione diretta ai rischi di deindustrializzazione che hanno caratterizzato gli ultimi anni.
«I nostri prodotti e le nostre tecnologie sono globali e la transizione ecologica è sicuramente possibile grazie anche all’acciaio – ha aggiunto il presidente di Eurofer -. Ma dobbiamo conservare e sviluppare la nostra economia e questo vuol dire trovare il giusto equilibrio tra servizi e industria, dove l’acciaio è ed è stato indispensabile. Questo però non sarà possibile se continueremo sulla strada percorsa finora. L’industria europea nell’ultima decade è l’unica nel mondo che ha rallentato anziché crescere. Per cambiare questo corso sono quattro le aree su cui ritengo essenziale si debba intervenire. La prima è l’energia verde che deve essere considerata la vera chiave dello sviluppo futuro, per l’industria, per la mobilità, per le stesse abitazioni, e per questo deve raggiungere livelli di costo bassi e competitivi il prima possibile. Serve un campo di competizione equo e per questo si devono introdurre sia misure di difesa, che di blocco dalle importazioni se necessario. Vogliamo decarbonizzare la nostra industria il prima possibile, ma essa necessita di supporti finanziari adeguati. E infine serve un mercato che premi le produzioni green, non solo di acciaio ma anche di tutti i prodotti europei che rispecchiano gli sforzi dell’industria nella lotta al cambiamento climatico».
Una prima risposta alle sollecitazioni del rappresentante dei produttori siderurgici è arrivata dal secondo speaker dell’evento, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Maroš Šefčovič. «La decarbonizzazione non può essere esternalizzata […]. L’Europa del futuro deve essere costruita qui e per questo abbiamo bisogno di un’industria forte ed europea. E l’acciaio in tutti gli scenari futuri – ha detto – ha un ruolo chiave nello sviluppo delle varie catene del valore legate alle nuove tecnologie». Il vicepresidente ha anche ammesso i limiti e i rischi a cui le politiche europee recenti hanno esposto l’industria continentale, aggiungendo però che si deve tornare a porre il tema della competitività al centro del dibattito e «modernizzare il mercato per trovare una via europea alle sfide del futuro».
Un dibattito che è proseguito nella tavola rotonda a cui hanno partecipato: l’eurodeputato Cristian-Silviu Busoi, presidente della commissione ITRE; Kurt Vandenberghe, direttore generale, DG CLIMA, Commissione europea; Sigrid de Vries direttore generale ACEA; Wadia Fruergaard, direttore senior, responsabile del posizionamento politico e dei finanziamenti pubblici, Vestas Wind Systems; Peter Tom Jones, direttore KU Leuven Istituto per i metalli e i minerali sostenibili e per Eurofer il vicepresidente Timoteo Di Maulo, CEO, Aperam.
Di Maulo si è detto felice delle parole dei membri delle istituzioni europee, che però contrasterebbero con le scelte fatte fino a ora, a partire dal fatto che sono state imposte politiche di riduzione delle emissioni senza tutelare l’utilizzo dell’acciaio più verde al mondo. «Abbiamo bisogno di una maggiore velocità di decisione e reazione dalle istituzioni europee. Oggi lo scenario economico cambia di mese in mese, non più in anni; bisogna coniugare un piano di politica industriale di visione lunga, con strumenti di adattamento tempestivi. I punti chiave sono quelli che ha già ribadito il presidente Adam, in particolare su energia e un piano di competizione equo».
Fonte siderweb.com