Tecnici programmatori, tecnici esperti in applicazioni e ingegneri industriali e gestionali sono le professioni con il più alto tasso di difficoltà di reperimento nel comparto italiano della metallurgia (tra il 76 e l’81%). A dirlo è Randstad Research, che ha elaborato i dati di Unioncamere Excelsior relativi al 2019.
E che li ha presentati in apertura del webinar di siderweb “Steel Human – Il volto umano dell’acciaio”, che ha voluto approfondire il tema delle competenze e del disallineamento tra la domanda e l’offerta di figure professionali sul mercato del lavoro di oggi.
Se si compara il numero di assunzioni pianificate nel 2019 con la difficoltà di reperimento, allora si vede come sul podio ci siano attrezzisti di macchine utensili e professioni assimilate; operai di macchine utensili automatiche e semiautomatiche; montatori di carpenteria metallica.
«Oggi il capitale umano viaggia insieme alla tecnologia: mansioni sempre più tecnologiche richiedono anche competenze trasversali – ha spiegato Daniele Fano, coordinatore del Comitato scientifico di Randstad Research -. Per essere competenti a tutto campo c’è bisogno di qualificazione e ri-qualificazione. Occorre inoltre rendere il settore più attrattivo agli occhi dei giovani tecnici e laureati che si affacciano al mondo del lavoro, nonché stimolare un ampliamento dell’offerta formativa, dai percorsi dell’obbligo a quelli post-secondari, fino alla formazione continua».
È proprio nella sotto qualificazione dal punto di vista tecnico-scientifico che, secondo un’indagine di Randstad Research che ha interpellato un migliaio di aziende manifatturiere, vanno in primo luogo individuate le cause del disallineamento tra domanda e offerta di competenze (57,8%). Al secondo posto le scarse capacità di aggiornarsi e di tenersi al passo con i cambiamenti tecnologici e/o formativi (31,1%). Altra “colpevole” sarebbe la carenza di competenze trasversali, le cosiddette soft skill: limitate attitudini relazionali, alla negoziazione, alla risoluzione di situazioni difficili; scarse capacità di ascolto e di percezione degli obiettivi; difficoltà a valutare prontamente costi e benefici di determinate azioni…
La conseguenza, secondo l’analisi di Fano, è stata il paradosso dell’aumento della disoccupazione accoppiato a una crescita dei posti vacanti tra la fine del 2015 e la fine del 2019.
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