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News 2005

La sintesi del 4

By 9 Dicembre 2005No Comments

Tastare il polso al mercato dell’acciaio per una diagnosi che vede la salute del paziente stare “meno peggio di quanto si pensasse in passato”, specialmente dopo un primo semestre 2005 non certo brillante. Di più: a livello italiano, non sono male neppure le proiezioni per i settori che fanno proprio dell’acciaio la materia prima dell’attività quotidiana. Rottame e minerale ferroso, però, costeranno strutturalmente di più del passato così come, del resto, l’energia. Tra luci ed ombre, è questo il perimetro all’interno del quale si muoverà la siderurgia italiana (meglio però quella mondiale) secondo quanto emerso nella quarta edizione dell’Iron & Steel Market Forecast organizzato da Siderweb.com e dall’istituto di formazione Isfor 2000 che si è tenuto questa settima a Brescia. Al tavolo dei relatori, oltre ad Emanuele Morandi, presidente di Siderweb, Achille Fornasini (a.d. Isfor 2000), Antonio Gozzi (a.d. Duferco) e Gianfranco Tosini (settore economia e centro studi dell’AIB, Associazione Industriale Bresciana).

Applicare l’analisi tecnica derivandola dal modello finanziario-borsistico per “afferrare” le cicli e tendenze sottese al trend dei prezzi di materie prime ed acciaio. E’ la logica di fondo dell’intervento di Achille Fornasini che, partendo dall’andamento di variabili trasversali all’economia come valute, tassi di cambio e prezzo del petrolio, non tarda a toccare il “cuore” siderurgico. «Il prezzo del rottame europeo – ha detto – dopo aver perso terreno nella prima metà dell’anno ed aver recuperato tra settembre ed ottobre, ha “tirato il fiato” correggendo parzialmente verso il basso». E’ un ridimensionamento che non deve illudere. «Il ciclo di ascesa dei prezzi del rottame non è finito – ha spiegato -. La linea guida di fondo di lungo periodo resta il canale rialzista».
La situazione italiana non presenta, in linea di massima, molte difformità dal trend europeo se non fosse per tre picchi di prezzo (due massimi nel 2004 ed uno minimo nel 2005) che sono usciti dal canale (rialzista) entro il quale oscilla mediamente la quotazione del rottame. «Per le billette, invece, la situazione è differente – ha continuato Fornasini -. Dopo essere rincarate nel 2003 e nella prima parte del 2004, ora le quotazioni sembrano essersi nel complesso stabilizzate all’interno di un corridoio laterale su un livello più alto del passato». Discorso analogo per tondo e vergella che dopo i “furori” del 2004 hanno ceduto parte del terreno acquisito per collocare le quotazioni a prezzi un po’ più contenuti ma «pur sempre superiori a quelli del 2003».

Obbligatorio, per meglio comprendere il destino della siderurgia italiana, puntare lo sguardo anche sul consumo a valle. In altre parole, monitorare lo stato di salute dei comparti che utilizzano l’acciaio. «Pur in un contesto italiano che vede la produzione industriale calare da quattro anni consecutivi – ha detto Gianfranco Tosini -, i settori che utilizzano l’acciaio sembrano oggi contare su proiezioni migliori di altri». Il tutto anche se, da una panoramica mondiale, l’economia europea viaggerà a ritmo ben più lento (+1,8% nel 2005) di quello che avranno altre parti del mondo. Tornando all’Italia, che avrà una crescita nulla a consuntivo di quest’anno, sarà la meccanica varia e quella strumentale a dare i maggiori benefici alla domanda di acciaio.
L’edilizia, invece, rischia di accorciare il passo – ha continuato Tosini – complice l’elevato costo raggiunto dalle abitazioni, gli scarsi investimenti in fabbricati industriali e, non certo per ultimo, l’assenza di risorse per finanziare le opere pubbliche». Per l’auto, Tosini anticipa un 2005 in linea col 2004 ed un biennio 2006-2007 nel quale la produzione dovrebbe mostrare un’attenuazione della flessione con una domanda interna in miglioramento. «Il pericolo, però, si chiama delocalizzazione – ha avvertito -. L’Italia deve scordarsi di competere a livello mondiale nel mercato dei beni commodity. Il futuro devono essere le specialties, beni ad alto valore aggiunto. In caso contrario, la battaglia è persa in partenza nello scontro con i Paesi asiatici e quelli emergenti».

Chi invece non conoscerà rallentamento è il motore siderurgico mondiale. «Le numerose recenti (e finanziariamente molto onerose) acquisizioni di impianti produttivi – è intervenuto Antonio Gozzi – attestano quanta fiducia ci sia nell’acciaio. I colossi quali TyssenKrupp, Arcelor e Mittal dimostrano di scommettere tutto sulla profittabilità di questo mercato nel lungo periodo».
Resta poi la “spada di Damocle” dell’overcapacity cinese. «Continuo ad essere preoccupato – ha detto Gozzi -. Tuttavia, non è possibile oggi monitorare correttamente né il livello produttivo cinese e la capacità produttiva installata, né la domanda reale del paese asiatico». Che dire poi di Usa ed Ue? «Gli Stati Uniti hanno un’economia più dinamica di quella europea. Hanno saputo essere più flessibili ed innovativi. Non dimentichiamoci però che hanno anche saputo difendere il proprio mercato ricorrendo a barriere doganali». «La siderurgia europea, del resto, sta meno male del previsto – ha continuato -. Il recente deprezzamento della divisa europea ci protegge ed il processo di destoccaggio è finito. I magazzini sono oggi tra il medio ed il medio-basso. Da rilevare poi come per la prima volta la siderurgia europea si sia sforzata di adeguare l’offerta alla domanda».

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