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Nel 2012 erano 6,5 milioni di tonnellate. Attualmente sono salite a 11,5 milioni di tonnellate, che dovrebbero diventare 18 milioni di tonnellate nel 2016 e raggiungere i 24 milioni di tonnellate nel 2020. Piani, questi, che potrebbero essere ribassati. Ad affermarlo – secondo quanto riferito da «The Wall Street Journal» – il Chief Executive di Gerdau Andre  Johannpeter, il quale, all’interno di una conference call con i giornalisti avrebbe dichiarato che «Il ritmo degli investimenti nel settore minerario è in fase di revisione». Se questa strategia venisse concretizzata sarebbe il frutto di un binomio di fattori: da un lato, il crollo delle quotazioni del minerale di ferro, vicina ai minimi, dall’altro l’overcapacity di materia prima frutto del forte rallentamento produttivo della Cina.

Inoltre, gruppi con più smaccata vocazione mineraria, come la londinese Rio Tinto, hanno recentemente avviato nuovi siti estrattivi, contribuendo così al calo dei prezzi della materia prima, vicino al 40% rispetto ai livelli dello scorso anno. Il colosso brasiliano ha registrato un calo del 59% del proprio utile nel terzo trimestre e si è attestato a quota 262 milioni di reais (82,8 milioni di euro). Una contrazione dovuta principalmente al calo sensibile di domanda di acciaio in Brasile, anche a causa dell’entrata in recessione all’inizio di quest’anno dell’economia carioca.

Fonte: siderweb.com

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