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I settori manifatturieri italiani si trovano a fronteggiare un drammatico incremento dei costi delle materie prime e dell’energia soprattutto, che sta mettendo a rischio la continuità produttiva di molte imprese.
Il prezzo dell’energia elettrica continua a registrare record: in dicembre ha raggiunto il picco storico di oltre 370 €/MWh, con un incremento del 585% rispetto al valore dello stesso mese dell’anno precedente. Anche le quotazioni del gas naturale hanno registrato una crescita esponenziale, passando da 0,17 €/mc a 0,90 €/mc, con un aumento del 417,2% rispetto a dicembre 2020. Questa situazione comporta per la manifattura italiana un drastico aumento dei costi per la fornitura di energia che impatta principalmente sui settori ad alta intensità energetica. Tra questi la produzione di acciaio, che si trova nella concreta impossibilità di proseguire l’attività produttiva nell’incertezza di poter trasferire a valle tali aumenti di costi sui settori utilizzatori. Una situazione paradossale, considerando che la domanda di acciaio è ai massimi degli ultimi anni e ben oltre i livelli pre-pandemia.

L’andamento dei prezzi delle commodity nel settore siderurgico

L’aumento dei prezzi delle materie prime e l’impennata delle quotazioni dell’energia elettrica e del gas naturale hanno colpito pesantemente l’industria della produzione di acciaio. Nel 2021 il prezzo medio annuo del minerale di ferro è cresciuto del 47,1% rispetto al 2020; l’incremento del 95,5% registrato nel primo semestre è stato attenuato dalla crescita più ridotta del secondo semestre (+17,8%). Il prezzo medio annuo del rottame ferroso è aumentato del 71,8% rispetto al 2020; l’incremento del 57,6% riportato nel primo semestre è sceso soltanto di 4 punti percentuali nel secondo semestre (+53,8%). Il prezzo medio annuo del carbone utilizzato nella produzione di acciaio con altoforno si è incrementato del 117,6%; la crescita del 44,5% registrata nel primo semestre è stata amplificata nel secondo con un incremento del 202,8%.

Andamento del prezzo delle materie prime e dell’energia nel settore siderurgico 2020-2021 (gennaio 2020=100)

Caro energia, l'impatto sull'acciaio

Fonte: siderweb; SERE- servizi energetici Report energie.

I prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale hanno registrato un’impennata soprattutto nel secondo semestre del 2021. Per quanto riguarda il gas naturale il prezzo medio annuo è cresciuto del 319,8%; all’incremento del 137,8% registrato nel primo semestre se n’è aggiunto un altro molto più elevato nel secondo (+464,6%). Stessa dinamica per il prezzo dell’energia elettrica, che nel 2021 è cresciuto mediamente del 218,8%; all’aumento del 107,6% riportato nel primo semestre si è aggiunto quello più consistente del secondo semestre (+297,6%).

Alla base dei rialzi ci sono molti fattori, tra questi uno è positivo ed è la forza della ripresa economica. Ma la tendenza dei rincari appare dovuta in larga misura alla crescita della domanda di gas anche da parte dei Paesi asiatici, che puntano a sostituire il carbone con il gas. Nell’immediato ha pesato il fattore geopolitico legato alla crisi tra Russia e Ucraina e il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia elettrica e del gas. Il PUN (Prezzo Unico Nazionale), prezzo di riferimento dell’energia elettrica sul mercato libero italiano, ha registrato un aumento che risulta di gran lunga superiore a quello dei costi di generazione. Un ordine di grandezza dell’aumento dei costi di generazione è facilmente calcolabile. Il 50% dell’energia elettrica prodotta in Italia utilizza impianti a gas; meno del 10% utilizza carbone o derivati del petrolio e il rimanente è prodotto con fonti rinnovabili. I costi effettivi degli impianti termoelettrici sono mediamente raddoppiati, mentre quelli degli impianti da fonti rinnovabili sono aumentati in modo limitato. Quindi, mediamente l’incremento dei costi di generazione è risultato nettamente inferiore al 100%, per cui l’incremento del PUN di oltre il 300% non può essere imputato al solo aumento dei costi. I fattori che spiegano l’impennata del PUN nel corso del 2021 sono sostanzialmente due:

  1. il System Margin Price (SMP) che governa la fissazione del PUN, ponendolo uguale al prezzo dell’offerta marginale più costoso;
  2. il forte aumento del prezzo del gas naturale scambiato al Title Transfer Facility (TTF) e al National Balancing Point (NBP), punti di scambio virtuali per il gas in Olanda e nel Regno Unito. I prezzi di queste basi sono prezzi di riferimento sul mercato europeo. Ad essi si allineano i prezzi delle altre borse del gas, quali i prezzi MGP-GAS italiani. Data l’elevata quota di energia elettrica prodotta con gas in Italia e considerati i limitati acquisti di gas con contratti a lungo termine a prezzo fisso, molti produttori nazionali di energia elettrica sono costretti a fare offerte alla borsa elettrica italiana ad un prezzo che riflette il prezzo del MGP-GAS, determinando con la loro offerta il prezzo del PUN. Pertanto, i forti incrementi del prezzo MGP-GAS ed il System Margin Price con cui è definito il PUN hanno creato e continuano a provocare distorsioni di mercato a favore delle società che importano gas con contratti di lungo termine e di quelle che producono energia elettrica con fonti diverse dal gas naturale.

L’impatto sul costo di produzione dell’acciaio

Gli incrementi dei costi delle materie prime e l’impennata delle quotazioni di energia elettrica e gas hanno avuto impatti rilevanti sul costo della produzione di acciaio. Il costo di produzione di una tonnellata di acciaio con forno elettrico nel 2021 è cresciuto del 54,6% rispetto all’anno precedente. Su tale variazione hanno influito gli aumenti dei prezzi: rottame ferroso (+71,8%), energia elettrica (+219,8%), gas naturale (+336,4%), elettrodi (+34,2%), refrattari (+105,8%), ferroleghe (+38,8%), lavoro (+3% costo orario). A questi si sono aggiunti i costi di trasporto e della logistica che hanno registrato un aumento straordinario soprattutto per quanto riguarda il trasporto via mare, dovuto alla ripresa dell’economia globale, dopo un anno molto negativo, caratterizzato tra aprile e giugno 2020 da un calo di circa il 20% delle capacità di trasporto globali a causa dell’impatto della pandemia di Covid-19.

Il costo di una tonnellata di acciaio con altoforno è aumentato invece del 71,8% rispetto al 2020 per effetto di un incremento del: 47,1% del minerale di ferro, 117,5% del carbone, 34,8% del trasporto di minerale di ferro e carbone a mezzo nave, 71,8% del rottame ferroso, 336,4% del gas, 219,6% dell’energia elettrica, 38,8% delle ferroleghe. Ovviamente il peso relativo di queste voci di costo è diverso rispetto a quello delle voci di costo della produzione di acciaio con forno elettrico. Per quanto riguarda quest’ultima la materia prima (rottame) ha un’incidenza (78%) molto più alta rispetto a quelle utilizzate nell’altoforno (minerale di ferro e rottame 50,7%), mentre le fonti energetiche utilizzate per la fusione nel ciclo integrale (carbone, energia elettrica e gas) hanno un peso maggiore (40,6%), pari a circa il doppio di quelle utilizzate per la fusione nel forno elettrico (energia elettrica e gas).

Costi di produzione e ricavi di una tonnellata di acciaio nel 2020 e 2021

  Altoforno Forno elettrico
Costi 2020 2021 Var % 2020 2021 Var %
Minerale di ferro €/ton 94,5 138,9 47,1
Carbone coke €/ton 65,6 142,7 117,5
Rottame di ferro €/ton 226,9 389,8 71,8 226,9 389,8 71,8
Energia elettrica €/MWh 38,9 124,4 219,8 38,9 124,4 219,8
Gas naturale €/mc 0,11 0,48 336,4 0,11 0,48 336,4
Ferroleghe €/ton 1.200 1.666 38,8 1.200 1.666 38,8
Elettrodi €/ton 3.650 4.900 34,2
Refrattari €/ton 857 1.764 105,8 857 1.764 105,8
Trasporto €/ton 14,1 19,0 34,8 3,5 4,0 14,3
Lavoro €/ora 36,5 37,6 3.0 36,5 37,6 3,0
Costo di produzione totale 328,8 564,8 71,8 361,6 559,1 54,6
Ricavi            
Coils a caldo €/ton 457,0 960,9 110,3 457,0 960,9 110,3
Lamiere a caldo €/ton 468,1 1.103,7 135,8
Tondo per c.a.  €/ton 427,4 737,9 72,6
Travi €/ton 511,2 875,9 72,7
Laminati mercantili €/ton 470,1 831,7 76,9

Fonti: Steel on the net (modelli di simulazione dei costi di produzione dell’acciaio con altoforno e forno elettrico);
siderweb (rilevazione prezzi materie prime, semilavorati e prodotti siderurgici in Italia);
SERE-Servizi energia, Report Energie 15-21 dicembre 2021;
Metalshub.com (indici dei prezzi dei metalli).

I prezzi dei principali prodotti ottenuti con il forno elettrico sono cresciuti molto di più del costo di produzione dell’acciaio con ciclo integrale: +110,3% il prezzo dei coils a caldo è +135,8% il prezzo delle lamiere a caldo. Lo spread fra il prezzo di vendita dei coils a caldo e il costo dell’acciaio utilizzato per produrli è cresciuto da 128,2 a 396,1 euro la tonnellata, mentre lo spread fra il prezzo di vendita delle lamiere a caldo e il costo dell’acciaio per produrle è salito da 139,3 a 538,9 euro la tonnellata.

Anche i prezzi dei principali prodotti ottenuti con forno elettrico sono cresciuti più del costo di produzione dell’acciaio, ma in misura minore rispetto i prodotti con ciclo integrale: tondo per cemento armato (+72,6%), travi (+72,7%), laminati mercantili (+76,9%). Lo spread fra il prezzo di vendita del tondo per cemento armato e il costo dell’acciaio utilizzato per produrlo è passato da 65,8 a 178,8 euro la tonnellata; lo spread fra il prezzo di vendita delle travi e il costo dell’acciaio utilizzato per produrle è salito da 149,6 a 316,8 euro la tonnellata; lo spread fra il prezzo di vendita dei laminati mercantili e il costo dell’acciaio utilizzato per produrli è balzato da 108,5 a 272,6 euro la tonnellata.

Va rilevato che i sopraccitati spread si sono ridotti significativamente nell’ultima parte del 2021 per la crescente difficoltà a trasferire sui prezzi di vendita l’impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas registrata nella seconda parte dell’anno.

Le previsioni per il 2022

Le previsioni per il 2022 sono per un graduale allentamento delle tensioni al rialzo delle quotazioni delle materie prime e dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Nel primo trimestre ci sarà un effetto di trascinamento degli elevati prezzi registrati nell’ultima parte del 2021, ad eccezione del minerale di ferro il cui prezzo aveva registrato un calo del 38% tra giugno e dicembre. Nel 2022 dovrebbe proseguire la tendenza ribassista, portando il costo medio dell’anno intorno a 97 euro la tonnellata, con una diminuzione del 30% rispetto al 2021. Il prezzo medio annuo del carbone coke aumenterà invece di circa il 6% rispetto al 2021 a causa dell’effetto di trascinamento degli alti prezzi registrati nell’ultima parte del 2021 durante il primo quadrimestre del nuovo anno. Il prezzo medio annuo del rottame registrerà una riduzione pari a circa la metà di quella del minerale di ferro, passando da 389,8 euro la tonnellata nel 2021 a 335,5 euro la tonnellata nel 2022, con un calo di circa il 14% concentrato nella seconda parte dell’anno. Il costo medio annuo dell’energia elettrica nel 2022 registrerà un incremento del 73% rispetto all’anno precedente a causa della prosecuzione dei rincari previsti nel primo trimestre, compensati solo in parte con una diminuzione dei prezzi nel secondo trimestre (-38%) a cui seguirà una sostanziale stabilità dei prezzi nei trimestri successivi. Il prezzo medio annuo del gas naturale registrerà un incremento di circa il 92% rispetto al 2021 in conseguenza del trascinamento dei rincari registrati nel corso del secondo semestre del 2021, che porteranno il prezzo del gas a 1,34 euro il metro cubo. Nei trimestri successivi si prevede una riduzione complessiva di circa il 19% rispetto al primo. Per quanto riguarda gli altri costi di produzione si prevede una diminuzione dei prezzi delle ferroleghe (-10%), dei refrattari (-15%), degli elettrodi (-11%), del lavoro (-2,4%) e dei costi di trasporto via nave (-20%). Il costo del lavoro (per ora lavorata) aumenterà invece di circa il 2,5%.

Sulla base di queste previsioni, effettuate tenendo in considerazione le quotazioni dei future ad inizio anno dei prezzi delle materie prime, dell’energia elettrica e del gas, il costo di produzione di una tonnellata di acciaio con altoforno nel 2022 aumenterebbe del 3,7% rispetto al 2021, mentre il costo con forno elettrico salirebbe dell’8,1%. Questa differenza si spiega con la maggiore rigidità verso il basso del prezzo del rottame rispetto a quello del minerale di ferro. Mentre quest’ultimo sarà influenzato dal rallentamento del tasso di crescita della domanda di minerale di ferro in generale e dalla stagnazione di quella della Cina in particolare (crescita zero della produzione di acciaio nel 2022 secondo le previsioni della World Steel Association), il consumo di rottame resterà invece elevato a causa della tendenza a spostare la produzione di acciaio dall’altoforno al forno elettrico per motivi di sostenibilità ambientale.

Costi di produzione di una tonnellata di acciaio nel 2021 e 2022

Altoforno Forno elettrico
Costi 2021 2022 Var % 2021 2022 Var %
Minerale di ferro €/ton 138,9 97,2 -30,0
Carbone coke €/ton 142,7 150,9 5,7
Rottame di ferro €/ton 389,8 335,5 -13,9 389,8 335,5 -13,9
Energia elettrica €/MWh 124,4 215,2 73,0 124,4 215,2 73,0
Gas naturale €/mc 0,48 0,92  91,7 0,48 0,92 91,7
Ferroleghe €/ton 1.666 1.500 -10,0 1.666 1.500 -10,0
Elettrodi €/ton 4.900 4.350 -11,2
Refrattari €/ton 1.764 1.500 -15,0 1.764 1.500 105,8
Trasporto €/ton 19,0 16,0 -15,8 4,2 4,2 0
Lavoro €/ora 37,6 38,5 3.0 37,6 38,5 2,4
Costo di produzione totale 564,8 585,8 3,7 559,1 604,5 8,1

Fonti: Steel on the net (modelli di simulazione dei costi di produzione dell’acciaio con altoforno e forno elettrico);
siderweb (rilevazione prezzi materie prime, semilavorati e prodotti siderurgici in Italia);
SERE-Servizi energia, Report Energie 15-21 dicembre 2021;
Metalshub.com (indici dei prezzi dei metalli).

Considerati gli andamenti dei costi di produzione sopra riportati è plausibile ritenere che i prezzi medi annui di vendita dei principali prodotti siderurgici non registreranno variazioni significative rispetto al 2021. Se dai dati medi si passa però a quelli puntuali il livello dei prezzi sarà significativamente più alto nei primi mesi dell’anno rispetto agli ultimi di quello passato. L’ordine di grandezza può essere stimato fra il 15-20 per cento in meno, ma potrebbe anche essere di più se i produttori saranno disposti ad abbassare i differenziali fra i prezzi di vendita dei prodotti e il costo medio di produzione dell’acciaio riportati nel 2021.

 

FONTE: SIDERWEB.COM