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Un documento diretto, quello redatto dal presidente di Assofermet Acciai, Tommaso Sandrini, in reazione ai mutamenti del mercato siderurgico europeo, e all’interno del quale viene messa a fuoco la posizione dell’associazione rispetto alle implicazioni che tali evoluzioni generano sui player della distribuzione.

«Da circa un anno stiamo assistendo ad un profondo mutamento parte delle istituzioni europee in merito al livello di protezione di cui il mercato europeo deve disporre nei confronti delle importazioni di prodotti siderurgici provenienti da Paesi terzi – si legge nel documento -. Ciò a cui stiamo assistendo (…) è un ritorno diffuso a forme di protezione dei mercati nazionali o di aree geografiche definite mediante accordi unilaterali (…)».

 

I dubbi da chiarire
Tra i quesiti che vengono posti all’interno del documento, compare la richiesta di un chiarimento circa alcune notizie circolate e secondo le quali Eurofer «avrebbe richiesto e sollecitato alla Commissione UE l’apertura/adozione di nuovi procedimenti antidumping sui coils a caldo provenienti dai seguenti Paesi: Russia, Ucraina, Bielorussia, Iran, Turchia, Serbia e Brasile». Oltre a ciò, viene posto sotto i riflettori la decisione circa la concessione di status di economia di mercato alla Cina da parte della Commissione Europea. Sandrini, pertanto, evidenzia la necessità di «analizzare l’impatto che le richieste avanzate da Eurofer avrebbero sul mercato dell’approvvigionamento anche nel solo caso di apertura delle procedure di investigazione, indipendentemente dal futuro esito finale delle stesse e descrivere le implicazioni per gli operatori della distribuzione e per i clienti finali dei prodotti siderurgici».

 

Distinguere le manovre
È sulla base di queste due traiettorie che Assofermet introduce l’invito ad un chiaro distinguo. Se da un lato, infatti, viene ribadito il «pieno ed incondizionato supporto» alle azioni in corso volte a proteggere il mercato dalla concorrenza dei produttori cinesi, l’associazione si interroga circa le decisioni prese verso altri Paesi esportatori che sono «coinvolti nelle richieste di Eurofer» pur trovandosi in «condizioni differenti rispetto al “gigante cinese”». A questo proposito, «la posizione di Assofermet è di ferma opposizione non solo all’istituzione di eventuali dazi, ma anche all’apertura delle relative procedure di investigazione». Su questo tema, il documento si conclude affermando che «la chiusura delle importazioni dalla Cina è supportata da ragioni di necessità, buon senso ed equità, mentre l’apertura di procedure di investigazioni antidumping contro gli altri citati Paesi sarebbe non solo del tutto non necessaria, in quanto i produttori dell’Unione ottengono già oggi elevati margini di profitto in assenza della concorrenza cinese, ma anzi dannosa in quanto creerebbe un serio pregiudizio alla competitività di tutti i settori utilizzatori di prodotti siderurgici dell’Unione». Secondo Sandrini, inoltre, tale scenario potrebbe aprire la strada «potenziali condizioni di oligopolio nel mercato europeo – e, pertanto – per effetto della forte rigidità di domanda ed offerta tipica del settore, – si andrebbe a creare il rischio di aumento della volatilità, con shock di prezzi troppo violenti e repentini, che favorirebbero atteggiamenti speculativi». Alla luce di queste considerazioni, Assofermet pone l’accento sul rischio che tali precondizioni «farebbero rapidamente “spegnere” tutta la filiera della prima trasformazione e della distribuzione», permettendo la sopravvivenza sul mercato solo per «i trasformatori, centri servizio e distributori integrati ai produttori europei, sussidiati dal sistema di extraprofitti che l’oligopolio della produzione creerebbe». «Sarebbe un colpo mortale – tuona Sandrini – per gli altri centri servizio, i tubisti, i rilaminatori e distributori indipendenti italiani la cui attività ha contribuito in modo determinante (…) a far sì che l’industria metalmeccanica italiana assumesse un ruolo di primo piano in Europa e nel mondo».

 

Rispetto e unità
Assofermet chiede alle istituzioni europee «un atteggiamento di ragionevolezza e di buon senso» in questa fase delicata e di grande evoluzione per il sistema siderurgico internazionale. All’acciaio, invece, e a tutto il mondo associativo, Sandrini invita alla definizione di «obiettivi comuni e positivi», in quanto è arrivato il momento in cui le associazioni di tutta la filiera siderurgica «si muovano in modo coerente ed unitario, riconoscendo il ruolo reciproco e focalizzando le proprie azioni su valori condivisi».

Fonte: siderweb.com

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