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L’andamento dei principali indicatori dell’acciaio italiano, europeo e mondiale

 

Lo scenario mondiale

Nel 2016 la produzione mondiale di acciaio è stata pari a 1.628,5 milioni di tonnellate, 13 milioni di tonnellate in più rispetto all’anno precedente, con un incremento dello 0,8%. L’aumento della produzione ha favorito un innalzamento del tasso di utilizzo della capacità produttiva, che è salito al 68,1% dal 65,3% di dicembre 2015.

Tra i primi undici produttori mondiali, cinque hanno registrato un incremento della produzione rispetto al 2015 (Cina, India, Turchia, Ucraina ed Italia), mentre sei hanno riportato una variazione negativa (Giappone, USA, Russia, Corea del Sud, Germania e Brasile).

A livello di macro aree, il sud America è quella che ha subito la maggiore riduzione della produzione (-10,6%), seguito dall’Africa (-4,4%) e dall’UE (-2,3%). L’area che, invece, ha riportato il tasso di crescita più alto è il Medio Oriente (+7,0%), seguita dagli altri Paesi europei non UE (+5,8%), dall’Oceania (+2,1%), dall’Asia (+1,6%) e dalla CIS (+0,8%). Il Nord America ha mantenuto i volumi produttivi del 2015.

Nell’UE, la riduzione della produzione ha interessato 11 dei 20 Stati membri produttori di acciaio. I Paesi con il calo maggiore, escludendo la Croazia che ha azzerato la produzione, sono: Regno Unito (-30,9%), Ungheria (-23,9%), Spagna (-8,0%), Polonia (-2,8%) e Bulgaria (-17,7%).

La siderurgia italiana

Nel 2016 la produzione di acciaio in Italia è risultata pari a 23,3 milioni di tonnellate, con un aumento del 6,0% rispetto all’anno precedente. Il tasso tendenziale di crescita nel mese di dicembre è risultato del 19,8%, il più alto dell’anno. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato intorno al 60,5%, 7,6 punti in meno rispetto alla media mondiale.

L’aumento dei volumi produttivi ha riguardato prevalentemente la produzione di acciaio con ciclo integrale, grazie alla ripresa della produzione dell’ILVA. La produzione di laminati piani a caldo è stata pari a 11,7 milioni di tonnellate, con un aumento del 10% rispetto al 2015. La produzione di laminati lunghi si è attestata a 11,6 milioni di tonnellate, con un incremento del 3,5%.

Le esportazioni
Nei primi undici mesi del 2016 le vendite all’estero di prodotti siderurgici sono ammontate a 15,8 milioni di tonnellate, con un aumento del 6,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le esportazioni nei Paesi dell’UE, pari al 72% del totale, sono cresciute dell’11,3%, mentre quelle verso i Paesi extra UE sono diminuite dell’1,5%. Le vendite all’estero di laminati piani sono aumentate del 7,0%, mentre quelle di laminati lunghi sono cresciute dell’8,4%. Le esportazioni di semilavorati (lingotti, billette e bramme) sono aumentate del 22,0%, mentre quelle di tubi hanno registrato un incremento del 4,3%, imputabile sia ai tubi saldati (+3,8%) sia a quelli senza saldatura (+8,1%).

Le importazioni
Nei primi undici mesi del 2016 le importazioni di prodotti siderurgici si sono attestate a 18,1 milioni di tonnellate, con un calo dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2015. La diminuzione è da imputarsi sia alle importazioni dai Paesi extracomunitari, (-1,0%) sia dai Paesi comunitari (-4,6%). Le importazioni di prodotti piani sono diminuite del 4,1%, mentre quelle di prodotti lunghi sono calate del 4,2%. L’import di questi ultimi si è ridotto del 4,0% per quanto riguarda i Paesi comunitari e del 6,2% per quanto concerne i Paesi extracomunitari. L’import di prodotti piani dai Paesi Ue è diminuito del 5,4%, mentre quello proveniente dai Paesi extra Ue si è ridotto del 2,7%. Le importazioni di semilavorati sono cresciute del 2,9% grazie al contributo dei Paesi Terzi (+4,6%).

Le previsioni a breve termine
Nel primo trimestre del 2017 si prevede un lievissimo aumento del consumo apparente di acciaio (+0,1%) rispetto allo stesso periodo del 2016. Relativamente più sostenuto l’aumento del consumo reale (+1,4%), per cui l’incremento della domanda reale verrà soddisfatto in gran parte con la riduzione delle scorte.
Ad influire sull’aumento della domanda di acciaio sono, in particolare, il settore della produzione di tubi (che nei primi tre mesi dello scorso anno aveva registrato un calo della produzione del 3%) e il settore della fabbricazione di autoveicoli, nonostante il dimezzamento del tasso di crescita dell’attività rispetto al primo trimestre del 2016. La produzione di acciaio dovrebbe pertanto crescere di circa l’1% sul primo trimestre dello scorso anno, con un incremento maggiore della produzione di laminati piani rispetto a quella di laminati lunghi.

 

Prezzi: a fine gennaio arriva il rallentamento

La seconda metà di gennaio. In quel momento sembra essere cambiato il trend dei prezzi dell’acciaio al carbonio sul mercato italiano. Almeno questo è quanto emerge dalle rilevazioni effettuate da Siderweb e condensate nel SiderIndex (ovvero l’indice che misura le quotazioni medie alla tonnellata dei prodotti siderurgici in acciaio al carbonio sul mercato italiano). Nonostante il prezzo medio mensile a gennaio sia comunque salito rispetto a dicembre, passando da 367,12 euro la tonnellata a 391,54 euro la tonnellata (+6,7%), infatti, la punta più elevata delle quotazioni è stata toccata il 18 gennaio (396,63 euro la tonnellata), per poi scendere a 389,97 euro la tonnellata il 25 gennaio ed a 387,41 euro la tonnellata l’8 febbraio.

Come si può notare, però, al momento non sembra essere in atto un crollo dei prezzi, quanto più un riassestamento vicino ai livelli del mese precedente.

Tornando al mese di gennaio ed analizzando l’andamento dei singoli prodotti, si nota che, nel comparto dei piani, le lamiere da treno mostrano un andamento più vivace dei coils, recuperando 35 euro la tonnellata rispetto al mese precedente contro i 15 euro la tonnellata dei coils.

Per quanto concerne i lunghi, la vergella da trafila ha un incremento maggiore rispetto agli altri prodotti da forno elettrico, con un rincaro di circa 25 euro la tonnellata, contro i 20 del tondo ed i 10-15 euro la tonnellata di travi e laminati mercantili. Il rottame, infine, non fa eccezione: il valore medio registrato per la materia prima delle categorie 01-E3, 33-E40, 50-E8, 41-E5M (le quattro principali qualità di rottame vendute sul mercato nazionale) è stato di 239,7 euro la tonnellata a gennaio, contro i 222,2 euro la tonnellata di dicembre, per una variazione del +7,9%.

 

 

 

 

Fonte: siderweb.com