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Dopo sette mesi di governo arrivano le prime critiche al presidente Donald Trump anche nello zoccolo duro che ha portato alla sua elezione vale a dire i lavoratori siderurgici.

 

In avvio della propria campagna elettorale Trump aveva promesso di mettere un freno all’import sleale di acciaio, e per questo ha messo in campo la maxi indagine nota come Steel Probe. Quello che è mancato a The Donald sono state le azioni concrete. A due mesi dal termine previsto per l’indagine non sono ancora state avviate le misure di difesa annunciate, soprattutto per questioni politiche.

Come riportato dalla stampa americana, alcuni produttori Usa avrebbero accusato il presidente di sacrificare l’industria siderurgica pur di ottenere l’appoggio cinese contro la Corea del Nord, sia dal punto di vista delle sanzioni, sia da quello di far sentire il Paese asiatico sempre più isolato in vista di un eventuale conflitto.

Sempre i media americani hanno osservato anche che il miglior aiuto all’industria siderurgica americana sarebbe arrivato proprio dalla Cina. Il fatto che la domanda del dragone si sia mantenuta a livelli sostenuti, unita al fatto che Pechino sia riuscita ad avviare in maniera convincente la politica di tagli all’overcapacity, ha portato i prezzi dell’acciaio in tutto il mondo a risalire, aiutando quindi anche i risultati finanziari delle aziende americane.

Risulta quindi evidente il motivo per cui il Governo americano starebbe temporeggiando sul lancio degli annunciati dazi, dal momento che lo stesso presidente Trump lo avrebbe definito come un problema non urgente.

 

 

 

 

 

Fonte: siderweb.com

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