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Fino a qualche anno fa l’Algeria poteva essere tranquillamente definita l’El Dorado degli acciai da costruzione italiani. Un territorio capace negli anni d’oro tra 2014 e il 2016 di assorbire oltre due milioni di tonnellate di acciai da costruzione dall’estero. Al punto che, nonostante il governo imponesse che la maggioranza di un’eventuale azienda in JV dovesse essere algerina, in molti avevano avuto l’idea di aprire siti produttivi nel Paese, senza però darvi corso. Durante gli anni della pandemia il Paese nordafricano sembrò uscire dai radar. Un po’ per il repentino cambio di governo che vide salire al potere l’attuale presidente Abdelmadjid Tebboune, un po’ per diverse restrizioni all’import tramite licenze, che similmente alle nostre quote di salvaguardia limitarono le entrate di materiale a favore delle produzioni locali.

Tornata alla ribalta come il nuovo leader per le forniture di gas all’Italia, è stato lecito domandarsi, ma nel 2022 che Paese è l’Algeria per l’acciaio? Abbiamo quindi girato la domanda direttamente a Ennio Busseni di EFB Trading, una delle realtà che negli anni d’oro, e non solo, è stata tra le più attive nel Paese.

«Sono tornato in Algeria dopo i due anni di pandemia e devo dire di aver trovato un Paese cambiato, per certi versi in positivo, mentre per altri è forse peggiorato. Mi spiego meglio: il nuovo esecutivo ha il merito di aver tolto l’obbligo della maggioranza algerina per le JV e le società costitute nel Paese. Un elemento che in passato aveva frenato molti imprenditori esteri dal decidere di investire per il timore di vedersi “espropriare” le imprese in caso di contenziosi. Resta invece il problema della legge che non permette di esportare capitali all’estero, per cui tutto il valore generato in Algeria deve restare nel Paese e questo resta un limite nell’approccio al mercato per i grandi gruppi internazionali».

Per quanto riguarda l’acciaio, la situazione rispetto a qualche anno fa è completamente cambiata. Il tondo per cemento armato che era il prodotto siderurgico più richiesto da Spagna ed Italia «oggi viene esportato dall’Algeria, così come la vergella. Un’esportazione che per certi gruppi viene utilizzata anche per far viaggiare i capitali sotto forma di beni, cercando di aggirare il vincolo di cui parlavo prima. Vengono invece ancora importate alcune qualità di laminati mercantili e le travi di cui invece non vi è alcuna produzione in loco. Come è noto l’operatore che fa il buono e cattivo tempo è la turca Tosyali, che sta puntando anche sia sul minerale sia sulla sua trasformazione in DRI».

Se i vincoli passati delle licenze di importazione sono ormai un ricordo, la nuova barriera con cui tutti i trader, non solo di acciaio devono confrontarsi si chiama ALGEX.

«L’ALGEX traducendo l’acronimo suona come Agenzia Nazionale per la Promozione del Commercio Estero -spiega Busseni – l’agenzia risale al 2004, ma allora aveva una mission e delle mansioni ben diverse dall’attuale. Cercando di semplificare, al momento della sua creazione ALGEX avrebbe dovuto funzionare come la nostra ICE supportando gli operatori algerini che volessero sviluppare il commercio con l’estero dei propri prodotti. L’agenzia doveva fornire studi, facilitare la partecipazione a fiere e sviluppare relazioni istituzionali che favorissero le esportazioni. Dal 2008 inoltre le è stato affidata la gestione del monitoraggio dei flussi di importazioni. I problemi però sono iniziati il 25 aprile di quest’anno quando è stata annunciata agli operatori, attivi nel settore dell’importazione di materie prime e merce destinata alla rivendita, la necessità di presentare un documento che giustifichi l’import con l’indisponibilità del medesimo prodotto da operatori nazionali. Indisponibilità da controllare con un elenco di prodotti presenti in uno specifico portale. La richiesta viene valutata da funzionari preposti prima di poter ricevere il via libera all’importazione. Il problema è che non viene indicato un limite di tempo entro il quale la risposta deve arrivare e questo sta alimentando uno dei grandi problemi che ritengo sia ancora presente in Algeria, quello della corruzione».

Il trader italiano ha anche indicato come sul fronte dei piani qualcuno abbia già trovato il modo di aggirare la norma, da cui i “produttori” sono esenti; pertanto, grazie anche solo all’installazione di un semplice slitter si può diventare produttori di lamiere e importate coils senza passare dall’ALGEX.

«Purtroppo per i lunghi la situazione resta più complicata – conclude Busseni –. Ritengo però che grazie al deciso miglioramento delle relazioni internazionali legato agli accordi sulle forniture del gas si potrebbe avviare una mediazione per cercare di rendere gli interscambi tra i nostri paesi più fluidi, anche perché la domanda in Algeria è ancora decisamente presente e i progetti infrastrutturali non mancano. Forse non tornerà ad essere un El Dorado, ma di certo è un Paese da cui potremo ricavare ancora soddisfazioni».

 

FONTE: SIDERWEB.COM

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