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Tata Steel – a riportarlo sono i media britannici – avrebbe chiesto un pacchetto di finanziamenti per un valore di circa 560 milioni di euro al governo inglese. La richiesta sarebbe stata motivata con la difficoltà a far fronte alla crisi di liquidità derivante dall’emergenza-coronavirus.

Fonti vicine a Tata Steel affermano che i colloqui sono in fase preliminare e il portavoce di Tata Steel ha dichiarato: «Continuiamo a lavorare con i governi del Regno Unito e del Galles per identificare quale supporto è disponibile».

E che la situazione del comparto siderurgico inglese sia complicata lo conferma l’intervento che Sanjeev Gupta, fondatore di Liberty House Group e presidente di GFG Alliance, sul quotidiano The Telegraph: «L’acciaio è un’industria al centro delle catene di approvvigionamento, ma il suo futuro in Gran Bretagna è in pericolo. Negli anni ’70, c’erano più di 300.000 addetti nelle acciaierie. Adesso ce ne sono a malapena 30.000. Se non stiamo attenti, la pandemia di Covid-19 potrebbe essere il chiodo finale nella bara del settore domestico mentre i flussi di cassa diminuiscono e sfortunatamente ci sono lacune: i prestiti di continuità aziendale sono disponibili solo in base a criteri rigorosi, con somme troppo piccole per proteggere le grandi società e con una lunga attesa prima che venga effettivamente erogato denaro».

Poi Gupta è passato alle proposte: «Passando dagli altiforni agli altiforni elettrici, che riciclano l’acciaio usato, cioè i rottami, anziché bruciare combustibili fossili per produrre metallo primario, possiamo fare un uso economico dei 10 milioni di tonnellate di rottami di acciaio in eccesso che il nostro Paese produce ogni anno, che è attualmente ampiamente esportato. Ulteriore, attraverso investimenti in tecnologie come la produzione di acciaio alimentato a idrogeno, la Gran Bretagna ha l’opportunità di riposizionarsi come leader globale nel metallo a basse emissioni di carbonio e di riportare le catene di approvvigionamento nel Regno Unito. Per arrivarci, abbiamo bisogno di una politica industriale potenziata che tenga conto della formazione, degli investimenti e di una politica ragionevole sul costo dell’energia per uso industriale».

 

FONTE: SIDERWEB.COM

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