Tommaso Sandrini, amministratore delegato di San Polo Lamiere e presidente di Assofermet Acciai, prendendo parte al webinar di Siderweb – «Gli ostacoli sulla via della ripresa – I conti delle aziende e le sfide Covid-19» – organizzato da siderweb e rispondendo alle domande del direttore generale Lucio Dall’Angelo, non ha fatto sconti: «Oggi – ha scandito – interventi che siano destinati a stimolare il consumo di acciaio non ci sono. Da parte del governo c’è stato solo il lockdown, mentre il decreto liquidità serve solo a limitare lo shock di cassa». Ma non si è limitato a questo.
«Quella che siamo costretti a mettere in pratica oggi – ha spiegato Sandrini – non è certo un’attività di progettazione di nuovo business, ma il tentativo di consolidamento di progetti già avviati» e dopo aver ricordato che «ben prima dell’emergenza ero dell’idea che una revisione dei processi di globalizzazione era auspicabile», ha detto che «se il regolatore non cambierà le misure che attualmente non favoriscono la permanenza e l’arrivo di imprese in Italia, non vedo grandi prospettive».
La sua visione, peraltro nota, l’ha ribadita con puntualità. Ricordando di essere «un feroce oppositore della salvaguardia», ma un fautore «dell’adozione di misure di selezione mirate» e che «non basta l’antidumping se è solo reazione, ad esempio, alla politica protezionistica di Trump». Ma soprattutto ricordando che «l’Italia deve pretendere che in Europa si riscrivano le regole».
Esponendo poi una tesi che dovrà essere valutata con attenzione ed approfondita: «L’Italia non è più un’eccellenza inimitabile e ci sono altre realtà nel mondo che operano con principi simili ai nostri e occorre confrontarsi con loro sulla base della qualità del prodotto finale». Il mercato, secondo Sandrini, «va nella direzione della regionalizzazione e dire “compro solo acciaio italiano o europeo è approccio pericoloso, soprattutto se poi si punta all’esportazione».
L’analisi dell’amministratore delegato di San Polo Lamiere e presidente di Assofermet Acciai, però, è stata molto più ampia, a partire da quanto l’emergenza potrà incidere sui bilanci: «Per quanto riguarda l’azienda – ha detto – sul breve abbiamo ritarato la nostra attività riducendo gli obiettivi. L’anno sarà difficile e non mi aspetto di perdere meno di due mensilità sul conto totale».
Allargando l’orizzonte, poi, «la distribuzione assorbirà meno della metà delle produzioni e se le fermate sono drammatiche per i produttori, è scontato che ne risentirà pesantemente anche il nostro comparto».
Quanto alla “fase 2”, Sandrini ha detto che «riaprire va bene, ma indispensabile è favorire la crescita della domanda, senza dimenticare che i provvedimenti del governo lasciano troppa discrezionalità al sistema bancario: l’intervento, insomma, è corretto nei principi, ma sbagliato nelle modalità di applicazione».
Opinione chiara anche rispetto ai rapporti all’interno della filiera: «Noi, come distribuzione – ha detto Tommaso Sandrini – siamo spesso in rotta di collisione con i produttori, i quali dal canto loro non scherzano, ma mi sento di dover dire che si dovrebbe litigare un po’ meno ed essere meno di parte».
fonte: SIDERWEB.COM