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Chiusure, licenziamenti, perdite colossali 2015: anno terribile per tutte le miniere Il 2015 è stato un anno terribile per tutte le miniere. Il ribasso delle quotazioni dei metalli ha fatto calare i profitti e la capitalizzazione di borsa di colossi come Bhp Billiton, Glencore, Anglo American, Rio Tinto. Una crisi mai vista nei decenni precedenti: la dice lunga la perdita storica di 6,2 miliardi di euro (6,39 miliardi di dollari) di Bhp nell’esercizio 2015-2016.

Le società minerarie si erano pesantemente indebitate (150 miliardi di dollari pari a 139,8 miliardi di euro le 10 più grandi) per sviluppare dei giacimenti e rispondere così alla domanda dei paesi emergenti. Ora hanno ridotto il proprio indebitamento, ma i loro vertici hanno dovuto superare un inferno: chiudere le miniere, licenziare migliaia di minatori, ridurre il costo delle operazioni e vendere fino al 50% del patrimonio… E anche sospendere il pagamento di dividendi. Un inferno provocato dal surplus di investimenti e produzione negli anni di una guerra feroce dove la Cina, primo importatore e consumatore, continua a fare il bello e cattivo tempo sul mercato delle materie prime grazie alle misure di stimolo interne e i bassi tassi degli Usa che sostengono crescita e domanda. Petrolio, zinco, rame, alluminio, argento e oro hanno ripreso smalto, ma senza raggiungere i livelli del 2011. Altri, come il ferro hanno frenato la discesa e alcuni tipi di carbone si sono apprezzati nel 2016. L’indice Ftse 350 Mining ha segnato un rialzo dal minimo toccato a gennaio, ma i tempi restano duri e le prospettive incerte.

 

 

 

Fonte: assofermet