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Il 2016 è stato un anno di sostanziale consolidamento della base di crescita ritrovata nel 2015, quantomeno per Italia ed Europa. Lo rimarca in maniera dettagliata l’edizione 2017 dello Steel Statistical Yearbook della Word Steel Association, la maggiore raccolta di dati statistici annuale sull’acciaio mondiale.

 

Focalizzandosi in maniera particolare sull’Europa e l’Italia si può notare come il Vecchio Continente evidenzi un mix produttivo composto al 60,5% da ciclo integrale e dal 39,5% a forno elettrico. Un equilibrio sostanziale rispetto alle quote registrate nel 2015.

In Italia, grazie alla ripresa produttiva di Ilva, la dipendenza dal forno elettrico è scesa dal 78,2% al 75,7%, mentre il ciclo integrale è salita dal 21,8% al 24,3%.

 

Primato europeo nella produzione di tondo

 

Sulle singole produzioni l’Italia si conferma ancora una volta la seconda potenza d’Europa, sfornando 11,64 milioni di tonnellate di lunghi, solo 740mila tonnellate in meno della locomotiva tedesca. Nonostante la ripresa francese, l’Italia riesce a mantenere il secondo posto anche sui piani con 11,55 milioni di tonnellate, ma in questo caso il gap con la Germania è ben più ampio ed è pari a 12,62 milioni di tonnellate.

Nonostante manchino i dati di molti Paesi, l’Italia con 3,4 milioni di tonnellate ha il primato europeo nella produzione di tondo per cemento armato, a cui si aggiunge anche quello della vergella con 4,11 milioni di tonnellate, di cui il nostro Paese è il terzo produttore mondiale.

Un’altra eccellenza produttiva italiana è quella dei nastri e delle lamiere rivestite con 5 milioni di tonnellate di output. Un valore quasi doppio rispetto al periodo precedente alla crisi.ù

 

Commercio estero in chiaroscuro

 

Sul fronte del commercio estero invece è da segnalare che l’Italia è il primo importatore europeo di lingotti con 3,7 milioni di tonnellate. E ancora, è il secondo esportatore dell’Unione di lunghi dopo la Germania con 6,1 milioni di tonnellate; mentre è solo quinta nei piani con 7,3 milioni di tonnellate di export.

A contribuire a delineare la dimensione della crisi Ilva sono i 12,2 milioni di tonnellate di prodotti piani importati dal Bel Paese nel corso del 2016.

Primato italiano anche per l’export di tubolari con 3,5 milioni di tonnellate, un valore secondo solo ai 10 milioni di tonnellate della Cina.

Chiudendo sulle materie prime, balzano agli occhi gli 1,6 milioni di tonnellate di ghisa importati in Italia ai quali si aggiungono gli 1,12 milioni di tonnellate di preridotto.

Il rottame, di cui le acciaierie tricolore sono il quarto consumatore mondiale, arriva per 4,43 milioni di tonnellate, a fronte di una fuga di materiale però da 13,23 milioni di tonnellate.

 

 

 

Fonte: siderweb.com

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