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Colpiti acciaio, semiconduttori, auto elettriche, batterie, celle solari, gru

Un aumento dei dazi ai sensi della Section 301 del Trade Act del 1974, su 18 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina, con l’obiettivo di proteggere i lavoratori e le imprese americane. Lo ha annunciato oggi l’amministrazione Biden, riferendosi a «pratiche commerciali sleali da parte della Cina in materia di trasferimento di tecnologia, proprietà intellettuale e innovazione», nonché alla «inondazione dei mercati globali» da parte dello stesso Dragone «con esportazioni a prezzi artificialmente bassi».

«A seguito di un esame approfondito da parte del rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti – si legge nella dichiarazione della Casa Bianca – il presidente Biden sta intervenendo per proteggere i lavoratori e le aziende americane dalle pratiche commerciali sleali della Cina. Per incoraggiare la Cina a eliminare le sue pratiche commerciali sleali in materia di trasferimento di tecnologia, proprietà intellettuale e innovazione, il presidente ha deciso di aumentare le tariffe in settori strategici come l’acciaio e l’alluminio, i semiconduttori, i veicoli elettrici, le batterie, i minerali critici, le celle solari, le gru da nave a terra e i prodotti medici».

Acciaio
L’aliquota del dazio su determinati prodotti in acciaio e alluminio ai sensi della Section 301 salirà dallo 0-7,5 per cento al 25 per cento nel 2024.
«L’acciaio è un settore vitale per l’economia americana e le aziende americane stanno guidando il futuro dell’acciaio pulito – ha sottolineato la Casa Bianca –. Recentemente, l’amministrazione Biden-Harris ha annunciato 6 miliardi di dollari per 33 progetti di produzione pulita, tra cui acciaio e alluminio, compresa la prima nuova fonderia di alluminio primario in quattro decenni, resa possibile dalla legge bipartisan sulle infrastrutture e dall’Inflation Reduction Act. Questi investimenti faranno degli Stati Uniti una delle prime nazioni al mondo a convertire l’idrogeno pulito in acciaio pulito, rafforzando la competitività dell’industria siderurgica statunitense come principale produttore di acciaio pulito al mondo».
«I lavoratori americani – prosegue la nota – continuano a subire la concorrenza sleale dell’eccesso di capacità produttiva cinese, che non è di mercato, nel settore dell’acciaio e dell’alluminio, che sono tra quelli a più alta intensità di carbonio al mondo. Le politiche e i sussidi della Cina alle industrie nazionali dell’acciaio e dell’alluminio fanno sì che i prodotti statunitensi di alta qualità e a basse emissioni siano minati dalle alternative cinesi a prezzi artificialmente bassi, prodotte con emissioni più elevate». L’amministrazione Biden è convinta che dazi più alti «proteggeranno le industrie statunitensi dell’acciaio e dell’alluminio» da queste pratiche commerciali sleali.

Semiconduttori
L’aliquota del dazio Usa sui semiconduttori cinesi salirà al 50% entro il 2025, rispetto all’attuale 25%.
La Casa Bianca ha affermato che nei prossimi 3-5 anni la Cina dovrebbe rappresentare quasi la metà di tutta la nuova capacità di produzione di alcuni wafer di semiconduttori tradizionali. Con il “Chips and Science Act”, gli Stati Uniti stanno investendo quasi 53 miliardi di dollari nella capacità produttiva, nella ricerca, nell’innovazione e nella forza lavoro del comparto dei semiconduttori. L’aumento del dazio rappresenta «un primo passo importante per promuovere la sostenibilità di questi investimenti».

Veicoli elettrici
L’aliquota del dazio sui veicoli elettrici verrà portato dal 25% al 100% nel corso di quest’anno.
Washington ha ricordato che le esportazioni cinesi di veicoli elettrici sono cresciute del 70% dal 2022 al 2023, «mettendo a rischio investimenti produttivi altrove». Ecco quindi che un dazio del 100% sugli EV cinesi «proteggerà i produttori americani dalle pratiche commerciali sleali della Cina» e, con essi, «investimenti e posti di lavoro».

Batterie, componenti e parti di batterie e minerali critici
Il dazio sulle batterie EV agli ioni di litio aumenterà dal 7,5% al 25% nel 2024, mentre quello sulle batterie non EV agli ioni di litio aumenterà dal 7,5% al 25% nel 2026. L’aliquota tariffaria sulle parti di batterie aumenterà dal 7,5% al 25% nel 2024. Ancora, l’aliquota tariffaria sulla grafite naturale e sui magneti permanenti passerà dallo 0% al 25% nel 2026, mentre quella relativa ad alcuni altri minerali critici passerà dallo 0% al 25% nel 2024.
La Cina attualmente controlla oltre l’80% di alcuni segmenti della filiera delle batterie EV. Con queste nuove tariffe, l’amministrazione Biden intende proteggere la capacità produttiva statunitense di batterie avanzate e materiali per batterie, nelle quali ha investito quasi 20 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti.

Celle solari
L’aliquota tariffaria sulle celle solari (assemblate o meno in moduli) aumenterà dal 25% al 50% nel 2024.
«L’aumento dei dazi proteggerà dalla sovraccapacità produttiva cinese, che deprime i prezzi e inibisce lo sviluppo di capacità solari al di fuori della Cina», ha affermato la Casa Bianca, ricordando che il Dragone «ha utilizzato pratiche sleali per dominare l’80-90 per cento di alcune parti della catena di approvvigionamento globale del solare».

Gru di banchina
L’aliquota del dazio sulle gru STS passerà dallo 0% al 25% nel 2024.
Il nuovo dazio secondo l’amministrazione Biden «contribuirà a proteggere i produttori statunitensi dalle pratiche commerciali sleali della Cina, che hanno portato a un’eccessiva concentrazione del mercato».

Prodotti Aliquota del dazio
Parti di batterie (batterie non agli ioni di litio) 25% nel 2024
Veicoli elettrici 100% nel 2024
Maschere 25% nel 2024
Batterie per veicoli elettrici agli ioni di litio 25% nel 2024
Batterie per veicoli non elettrici agli ioni di litio 25% nel 2026
Guanti medici 25% nel 2026
Grafite naturale 25% nel 2026
Altri minerali critici 25% nel 2024
Magneti permanenti 25% nel 2026
Semiconduttori 50% nel 2025
Spedisci a gru a terra 25% nel 2024
Celle solari (anche montate in moduli) 50% nel 2024
Prodotti in acciaio e alluminio 25% nel 2024
Siringhe e aghi 50% nel 2024

«L’annuncio di oggi – conclude la nota – riflette l’impegno del presidente Biden a sostenere sempre i lavoratori americani. Di fronte a pratiche anticoncorrenziali e sleali provenienti dall’estero, il presidente metterà in campo tutti gli strumenti necessari per proteggere i lavoratori e l’industria americani».

«Conosciamo l’agenda della Repubblica Popolare Cinese – ha dichiarato il segretario al Commercio Usa Gina Raimondo –. Abbiamo visto le sue azioni non di mercato sul solare e sull’acciaio e non possiamo permetterle di minare le catene di approvvigionamento degli Stati Uniti inondando il mercato con prodotti artificialmente a basso costo che danneggiano le imprese e i lavoratori americani».

La reazione cinese

Non si è fatta attendere la risposta delle autorità cinesi alla revisione da parte degli Stati Uniti della cosiddetta Section 301. Pechino ha espresso «forte insoddisfazione» per l’aumento delle tariffe Usa e ha presentato rimostranze contro l’iniziativa, sottolineando di voler adottare «misure risolute a difesa dei propri interessi». È quanto si legge in una nota del ministero del Commercio cinese. Secondo Pechino l’incremento dei dazi della Section 301 viola gli impegni presi dal presidente americano Biden per evitare di frenare lo sviluppo economico cinese e rischiano di «compromettere seriamente» il clima di cooperazione tra i due Paesi.

Gli Stati Uniti «sono impegnati nel protezionismo, calpestano i principi dell’economia di mercato e le regole economiche e commerciali internazionali e si impegnano in un palese bullismo», ha dichiarato inoltre il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, esortando Washington «ad abbandonare la sua ipocrisia e i suoi doppi standard».

Fonte: siderweb.com

 

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