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News 2007

Sette giorni d’acciaio

By 24 Ottobre 2007No Comments

Continua lo sviluppo di ArcelorMittal. Il maggior produttore mondiale di acciaio, infatti, ha ufficializzato l’acquisizione del 90% di Rongcheng Chengshan Steelcord, azienda cinese specializzata nella realizzazione di corde e fili per l’industria degli pneumatici. Per l’operazione, annunciata nello scorso giugno ArcelorMittal sborserà 26,6 milioni di dollari.

Un mercato in cui le quotazioni dell’acciaio non fanno retromarcia. Anzi, riescono a “spuntare” qualche euro la tonnellata in più. Così appare il mercato siderurgico cinese nelle rilevazioni effettuate dal CISA (China Iron and Steel Association). Le variazioni registrate tra ottobre e settembre sono poco “pesanti” ma comunque senza segni negativi. Disco rso simile per le variazioni tra i prezzi di metà ottobre e quelli di inizio anno, ma con escursioni più ampie e un solo dato con variazione negativa. Rispetto ad un anno fa, la crescita nei prezzi è stata corposa, eccezion fatta – ancora una volta – per le lamiere zincate.

Presto la Cina potrebbe “rottamare” gli aiuti all’export di tubi senza saldatura. Secondo i media locali, infatti, il governo starebbe pensando di eliminare il rimborso sull’IVA per questi prodotti, attualmente al 5%. Gli incentivi alle esportazioni di tubi senza saldatura erano già stati ridotti nel luglio scorso, quando furono portati dal 13% al 5%.

Niente sequestro per le Acciaierie Venete di Sarezzo ma chiusura cautelativa. È il risultato della decisione pr esa dalla società dopo la scoperta di tracce di una sostanza radioattiva nelle polveri di abbattimento fumi.

A confermare il segnale  d’allarme sono stati i tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente. Gli impianti sono stati messi a  disposizione dell’Arpa e dell’Asl per svolgere le analisi. Nel frattempo, l’impianto ha dovuto essere fermato  per poter consentire ulteriori analisi. L’ipotesi più accreditata – ma ancora tutta da verificare – è che del rottame contaminato sia finito nel  processo produttivo.

Servola finisce in “fuorigioco”. Il gruppo Arvedi ha infatti interrotto le trattative con la Lucchini per l’acquisizione della Ferriera di Servola.

«A tale determinazione – &egr ave; detto in una nota della Lucchini – si è giunti in assenza di proposte concrete da parte del potenziale acquirente». La Lucchini perseguirà con rinnovata determinazione gli obiettivi di consolidamento dell’assetto industriale e sviluppo delle attività dello Stabilimento di Servola, risanamento ambientale, miglioramento della sicurezza e salute dei propri lavoratori.

La manifattura sarà italiana, ma il committente straniero. MKK-Atakas, joint-venture tra Russian Magnitogorsk Iron & Steel Work e Turkish Atakas, ha assegnato alla Danieli la fornitura di un nuovo complesso siderurgico per produrre 2,4 milioni di tonnellate l’anno di prodotti piani.

Un’acciaieria “di peso” che sarà installata in Turchia, a Iskanderun (Turchia), a cui sarà aggiunta anche una fabbrica per pr odurre nastri verniciati che sarà invece installata ad Istanbul. La commessa ha un valore di 374 milioni di euro e riguarda ingegneria, fornitura macchine, apparecchiature elettriche, automazione (con la Danieli Automation di Buttrio) e supervisione.

Finale all’italiana per i fondi ambientali per l’acquisto delle quote di Kyoto. La Finanziaria ha infatti dimenticato di sovvenzionare, al costo di 200 milioni di euro annui per cinque anni, l’Italian carbon fund aperto dal ministero dell’Ambiente della Banca mondiale.

Il fondo finanziava nel mondo i progetti italiani per ridurre le emissioni di anidride carbonica e consentiva di acquistare crediti di emissione al prezzo convenzionato di 6-8 dollari per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa. Senza finanziamento, le aziende italiane dovranno comprare le quote di anidride carbonica a prezzi di mercato: fra pochi anni ogni tonnellata di CO2 emessa nell’aria costerà una trentina di euro. Totale per l’Italia 7 miliardi di euro contro l’1 previsto dall’Italian carbon fund.

Un metodo innovativo dedicato alla protezione anticorrosiva e alla finitura estetica dei manufatti in acciaio che è in grado di abbinare perfettamente zincatura a caldo e verniciatura a polvere per raggiungere prestazioni d’eccellenza. Questo è il sistema triplex, punta di diamante di Nord Zinc, azienda di San Gervasio (Bs) nata nel 1999 che opera a 360° nel campo del trattamento superficiale dei metalli.

«É la risposta più esauriente per soddisfare le diverse categorie di impiego e le relati ve durabilità previste dalle norme – ha spiegato l’ing. Massimo Bani di Nord Zinc -. È un metodo ideale se si intende contrastare severe condizioni ambientali e ottimo se l’intenzione è di ottenere una migliore finitura cromatica senza rinunciare alla massima protezione».

Tre fasi caratterizzano il Triplex. «In  primo luogo c’è la “protezione” rappresentata dal fondo di zincatura a caldo. C’è poi la fase di “preparazione” in cui i manufatti passano attraverso cicli di preparazione chimica intermedia, – continua Bani – per poi concludersi con la fase della “perfezione”. Il manufatto risulta essere zincato e preverniciato ed è in grado di soddisfare l’impiego nelle diverse categorie di corrosione ambientale».

Ciò che rende eccezionale il sistema triplex è che garantisce una durabilità molto più elevata della mera somma algebrica dei due singoli processi di zincatura e verniciatura. «In ambienti standard – ha spiegato Stefano Rossi di Life Cycle Engineering – la zincatura ha una durata media di 30-50 anni mentre la verniciatura di 10-20 anni. Ciò che sorprende è che, nelle medesime condizioni, il triplex permette una durabilità di 80 anni».

Un autunno decisamente “caldo” con un’attività frenetica che non sembra voler rallentare il passo. Per i porti italiani, ottobre è solo un mese in più di intensa attività lavorativa che va a sommarsi ad un trimestre altrettanto pesante.

Per il ramo prettamente siderurgico, infatti, ancora oggi gli s cali strategici per l’acciaio (Ravenna e La Spezia su tutti) sono carichi – forse meglio dire oberati – di lavoro. La corposa mole, che solo in questi giorni sembra in leggero alleggerimento, è frutto di una forte attività di importazione dal Far East.

Il massiccio afflusso di mercantili ha allungato liste d’arrivo e, di conseguenza, dilungato i tempi d’attesa per le attività di attracco, scarico e spedizione. Tempi e costi si gonfiano ancor di più quando stive ed imballaggi non sono certamente da modello logistico e normativo, fatto che sembra avverarsi non di rado nonostante la sostanzialmente buona qualità dei prodotti siderurgici importati.

Più tranquillo sembra essere l’ultimo scorcio dell’anno. «È probabile – ha sintetizzato uno spedizioniere – che ci sia un calo fisiologico delle importazioni di acciaio. Nella mole di lavoro che ci attende, possiamo già oggi leggere un rallentamento, anche se è difficile dire di quanto».

Ancora uno stop per tondo c.a., vergella da trafila, vergella per rete elettrosaldata, rete elettrosaldata e trafilato a freddo per c.a. È l’esito della rilevazione effettuata dalla Camera di Commercio di Brescia a due settimane di distanza dalla rilevazione precedente. Stabili gli altri prodotti

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