Mondo
Forte rialzo dei tassi di mercato negli Usa con lo spread 2-10 anni salito a 171pb da 166. In gennaio l’istituto Ism ha diffuso anche l’indice Composite, che si è attestato sotto la soglia dei 50 punti, a 44,6. In netto calo anche il sottoindice sull’occupazione, sceso a 43,9 punti da 51,8, e quello sui nuovi ordini, a 43,5 da 53,9, mentre quello sui prezzi (in lieve ribasso a 70,7 da 71,5) evidenzia il persistere di pressioni inflazionistiche nel settore non manifatturiero. È la prima volta che l’attività dei servizi scivola in area di contrazione economica dal 2003. Sono stati inoltre pubblicati i dati degli ordinativi alle fabbriche che, con una crescita del 2,3% a dicembre, hanno riportato il rialzo più sostenuto dallo scorso luglio.
Nel quarto trimestre 2007 la produttività degli Stati Uniti ha registrato un aumento dell’1,8% (dato preliminare), nettamente inferiore al dato del trimestre precedente, che fece registrare un aumento del 6%. Lo ha reso noto il Dipartimento del Lavoro Usa. L’indicatore si è rivelato comunque superiore alle previsioni del mercato, pari ad un aumento dello 0,5%. Il costo unitario del lavoro, un indicatore chiave sulle pressioni inflazionistiche, è cresciuto del 2,1%, attestandosi a livelli migliori delle attese (+3,5%). In Giappone è stato diffuso l’indice leading indicator relativo a dicembre salito, come da aspettative degli analisti, a 40 punti dai 18,2 di novembre, risentendo del ribasso delle scorte industriali, di un maggior livello di beni durevoli e di avvio di nuove case. Lo ha reso noto l’Ufficio del Gabinetto che in settimana ha pubblicato anche i dati sugli ordinativi di nuovi macchinari nel settore privato, scesi oltre le attese. Il dato core ha fatto segnare una flessione del 3,2% a 1.020 miliardi di yen. A scendere di più sono stati gli ordini nei settori ceramiche, chimico e prodotti di metallo. Gli ordini di macchinari, secondo il dato complessivo, sono scesi del 3,3%.
Europa
Tassi di interesse fermi al 4%. La Banca centrale europea non cede alle lusinghe di un taglio dei tassi per fronteggiare il rischio di ribasso della crescita: il costo del denaro rimane quindi fermo. Una scelta in controtendenza rispetto a quella effettuata dalla Fed e dalla Banca Centrale Inglese, che ha effettuato un taglio di 25 punti base portando i tassi al 5,25%.
Nell’Unione Europea aumentano dello 0,2% i prezzi della produzione industriale. Le stime di dicembre 2007, pubblicate martedì dall’Eurostat, hanno registrato un aumento dello 0,1% nella zona euro e dello 0,2% nell’Ue a 27, rispetto a novembre 2007. In confronto ai dati di dicembre 2006 l’aumento è del 2,8% nella zona euro e del 2,7% nell’UE27. Gli aumenti più consistenti sono stati registrati in Romania (1,6%), in Irlanda (1%) e in Belgio (0,9%), mentre in Bulgaria e Finlandia c’è stata una diminuzione rispettivamente dell’1,1% e dello 0,5%. Ma rispetto a dicembre 2006 tutti i prezzi dell’industria sono aumentati del 3,1% nella zona euro e del 3,3% nell’UE27, ad esclusione dell’energia che è aumentata dell’8,3% e dell’8,1%. Gli aumenti dei prezzi più alti si sono avuti in Lituania (15,6%), in Bulgaria (11,3%) e in Danimarca (11%), mentre i più bassi in Finlandia (1,7%) e in Germania (2,5%).
In Germania gli ordinativi industriali hanno segnato a dicembre un calo dell’1,7%, la contrazione più forte da cinque mesi. Con il rallentamento delle esportazioni, l’indice ha evidenziato, su base annua, una decisa frenata registrando un incremento del 5,6% dal +13,1% precedente.
In Francia deficit in calo. La bilancia commerciale francese ha registrato a dicembre un rosso di 4,279 miliardi di euro, in calo dai 4,62 miliardi di novembre. Le esportazioni, si legge nel comunicato dell’Insee, si sono attestate, sempre a dicembre, a 33,13 miliardi (33,23 miliardi a novembre) e le importazioni a 37,4 miliardi (37,8 miliardi a novembre). Nell’intero 2007 il deficit commerciale è salito a 39,17 miliardi di euro, nuovo record storico, dai 28,24 miliardi del 2006.
Italia
Continuano a peggiorare le prospettive di crescita economica dell’Italia. Il Superindice sull’attività economica elaborato dall’Ocse segnala per il nostro Paese un calo di 1,2 punti sul mese di dicembre, a quota 95,3 il più marcato tra i paesi dell’Ocse. La flessione risulta di 3,4 punti rispetto a un anno prima. In media l’indicatore mostra un calo di 0,3 punti dal mese precedente e di 1,9 punti su base annua.
L’indice Pmi del settore servizi, nel mese di gennaio, ha registrato un calo a 47,9 punti, contro i 49,7 di dicembre, segnalando un ulteriore rallentamento dell’attività economica del terziario. Un indice inferiore a 50 presuppone una contrazione mentre se superiore a 50 indica un’espansione. Il dato risulta così al di sotto delle attese.
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