La parola «cemento» nel giro di quattro anni potrebbe non essere legata solo al tondo, quando si parla di acciaio. La Technische Universiteit di Eindhoven in collaborazione con alcuni partner industriali, tra cui Tata Steel, ha avviato uno studio per valutare la possibilità di ricavare del cemento dalle scorie di acciaieria, che pur avendo una base chimica simile differiscono per le percentuali di presenza dei vari elementi.
A guidare lo studio è il professor Jos Browers che in una recente nota ha rimarcato che, laddove il progetto desse esito positivo, potrebbe portare con sè una sensibile riduzione delle emissioni di CO2 nell’ambiente di cui proprio l’industria del cemento figura tra i principali responsabili, con un contributo del 5%. Una riduzione nell’ordine delle diverse decine di milioni di tonnellate di emissioni, paragonabili addirittura all’intero inquinamento annuo del traffico veicolare olandese quantificato in trenta milioni di tonnellate.
«Prima di raggiungere il risultato che ci siamo prefissi – spiega Browers – dobbiamo però superare una serie di ostacoli. In primis una dettagliata mappa chimica delle scorie di acciaieria e delle sue proprietà, sulla base della quale possa essere possibile elaborare anche un ventaglio di possibili modifiche al processo produttivo dell’acciaio che, mantenendone inalterata la qualità, possa però produrre scorie più vicine al materiale richiesto».
Se anche si raggiungesse un risultato che, a parità di resa richiederebbe il doppio dei quantitativi di cemento tradizionale per il nuovo materiale, sarebbe comunque un successo ambientale senza precedenti, in grado di allargare notevolmente l’impatto dell’acciaio nell’economia circolare.
Al momento il progetto ha già ottenuto 750 mila euro di finanziamento dalla fondazione di ricerca STW tecnology, a cui si aggiungono altri finanziamenti privati per raggiungere il milione di euro.
Fonte: siderweb.com