RIMINI – I leader dei principali Paesi mondiali affrontano il tema dell’ambiente in modalità e in quantità ben diverse rispetto a quanto non faccia la nostra politica nazionale. La Cina ha dichiarato di voler diventare il primo player mondiale nella produzione di energia da rinnovabili.
Il numero uno del partito comunista cinese Xi Jinping, inoltre, nel corso dell’ultimo congresso ha «pronunciato 70 volte il termine ambiente, ben di più di quanto abbia detto economia» ha affermato Antonio Cianciullo, inviato di La Repubblica, che ha introdotto e moderato la sessione di apertura degli Stati Generali della Green Economy, in un convegno dal titolo “Green Economy: una sfida per la nuova legislatura”.
Questo curioso conteggio è stato applicato anche ai principali esponenti politici del nostro Paese che, in questa campagna elettorale, non stanno andando oltre all’1% nell’affrontare il tema ambientale. Sebbene la quantità non faccia la qualità, insomma, risulta difficile difendere un eventuale impegno sul tema con questi numeri alla mano.
Il convegno al quale hanno preso parte esponenti dei principali schieramenti politici ha voluto indagare i programmi in termini ambientali di ciascun partito, partendo proprio dalle dieci proposte fornite da Edo Ronchi nella propria relazione di apertura.
Stefano Parisi, fondatore di Energie per l’Italia, ha sottolineato quanto sia tutt’ora grave il divario tra le performance delle regioni italiane in termini ambientali. Ne è un esempio il 65% di tasso di raccolta differenziata che si registra in Trentino Alto Adige a fronte del 12,8% della Sicilia.
E Claudia Maria Terzi, assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile di Regione Lombardia e esponente della Lega Nord ha affrontato gli obiettivi che sono stati raggiunti proprio in Lombardia. Un esempio ne è la sottoscrizione da parte di 570 comuni della regione in termini di regolamentazione del traffico e del riscaldamento, così come gli 83 milioni di euro destinati all’efficientamento degli edifici pubblici. Massimo De Rosa, deputato del Movimento 5 Stelle, ha sostituito in corsa il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, assente per impegni sopraggiunti. De Rosa ha inteso rivendicare la paternità che il suo partito ha avuto in “procedimenti concreti”, come nella Legge sugli Ecoreati. Beppe Grillo, a tale proposito, affermò sul proprio blog: “Realizziamo uno dei punti più importanti del nostro programma. È una data storica perché ci sono voluti venti anni per avere finalmente nel codice penale italiano cinque tipologie di reati contro l’ambiente”.
Simona Bonafè, eurodeputata del PD, ha chiesto un cambiamento profondo che preveda di non parlare più di Green Economy come di una nicchia dell’economia. Al suo interno, al contrario, si annoverano eccellenze che si muovono in un modello di sviluppo “che è oggi l’unico possibile”. Relatrice a Bruxelles del pacchetto di nuove direttive sui rifiuti-circular economy, ha dichiarato che nel testo sono stati raggiunti obiettivi importanti e che la normativa verrà ratificata da tutti i soggetti interessati entro la fine dell’anno.
Ministro Galletti: “Non c’è nulla più globalizzato dell’ambiente”
Per il quarto anno consecutivo, la chiusura della relazione sullo Stato della Green Economy condotta dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile è stata affidata al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Proprio il responsabile del dicastero ha voluto sottolineare quanto il tema ambientale, legato a doppio filo con i sempre più dirompenti cambiamenti climatici, contenga problematiche che devono essere affrontate su scala europea prima e su scala globale di conseguenza.
«Gli accordi sul tema ambientale sottoscritti in questi anni rientreranno nell’antologia di domani, come l’enciclica di Papa Francesco dedicata all’ambiente, la prima della storia – continua il ministro -. Il culmine è stato trovato con l’Accordo di Parigi, con il contributo europeo che ha fissato obiettivi ancora più performanti». Non sono solamente le soglie fissate dall’Ue a risultare ambiziose, ma anche la struttura vincolante dell’accordo circa abbattimento delle emissioni (-40% entro il 2030), il raggiungimento di una quota di energie rinnovabili del 27% e un miglioramento almeno del 27% dell’efficienza energetica (sempre entro il 2030). «L’Accordo di Parigi è stato infatti criticato per la sua stessa struttura di gentleman agreement» ha dichiarato il ministro. Galletti ha inoltre invitato a non ritenere che nel nostro Paese, su questi temi, «si parta da zero. Non voglio sentire che, ad esempio, relativamente al tema delle rinnovabili l’Italia debba imparare dalla Francia, che punta sul nucleare, e dalla Germania, che fonda il suo fabbisogno sul carbone. Nel nostro Paese c’è un approvvigionamento energetico che è tra i pochi equilibrati». Galletti ha inoltre sottolineato l’importanza della vicinanza con il mondo industriale nel raggiungimento di standard ambientali sempre più elevati, anche se «spesso nelle aziende italiane il reparto deputato alla sostenibilità ambientale è troppo vicino a quello de marketing». E rispetto al tema centrale della raccolta dei rifiuti, il ministro ha invocato uno stop alle discariche e ai «viaggi dei rifiuti».
Commissario Carrubba: politiche sulla sostenibilità ambientale meritano attenzione massima
Presente nella sala gremita per l’evento anche il commissario di Ilva, Corrado Carrubba, il quale ha sottolineato l’importanza dell’impegno della politica nello sviluppo dei temi ambientali. Un impegno dal quale può beneficiare anche l’intero settore siderurgico nazionale. Nel corso del convegno era stato inoltre suggerito il superamento dell’attuale modello a favore di un accorpamento del ministero dell’Ambiente e di quello dello Sviluppo economico, alla luce del rilievo della sostenibilità ambientale nell’evoluzione del sistema produttivo nazionale. Non d’accordo con questa ipotesi, il commissario ha però affermato che le politiche sulla sostenibilità ambientale, vista la loro importanza, abbiano la necessità di essere discusse da un apposito organismo presso la presidenza del Consiglio. Lo stesso commissario ha però affermato come il processo di cessione di Ilva abbia rappresentato un esempio di stretta collaborazione tra i due dicasteri.
Fonte: siderweb.com