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Il Premier cinese Li Keqiang ha visitato quest’oggi il Parlamento europeo di Bruxelles ed è stato accolto dal presidente Martin Schulz. Proprio per Schulz, si è trattato di «un incontro molto utile per le questioni legate alla sicurezza, al clima, al commercio e all’Eurozona» e, riferendosi alle relazioni tra Ue e Cina, iniziate 40 anni fa, c’è «un grande potenziale per il futuro».

Queste considerazioni sono state riferite dallo stesso presidente proprio account Twitter e riportate anche sul sito istituzionale del Parlamento Europeo. Un paio di giorni prima, però, Eurofer diramava una comunicazione volta a riassumere lo studio presentato al parlamento europeo da parte dell’associazione dei produttori siderurgici continentali assieme ad altri 25 enti industriali europei. Uno studio – viene riferito – condotto da economisti nel quale viene confermato che la Cina sia lontana dall’essere considerata un’economia di mercato. Diverse centinaia di piani nazionali, regionali e settoriali negli ultimi cinque anni, il controllo statale su imprese, i sussidi che hanno raddoppiato nel corso degli ultimi cinque anni, e le esportazioni finanziate da banche di proprietà statale sono solo alcuni esempi di come viene controllata dalla Repubblica Popolare cinese la propria industria secondo l’opinione di Eurofer. Lo studio sostiene l’idea che la Cina non meriti lo status di «economia di mercato» e anche che, se l’Ue dovesse assecondare tale mutamento, verrebbe fortemente disarmata la possibilità di agire contro il dumping cinese. Axel Eggert, direttore generale di Eurofer, ha rilasciato la seguente dichiarazione in merito: «Nel settore dell’acciaio, il massiccio eccesso di capacità e le esportazioni cinesi condotte con il sostegno e le sovvenzioni del governo sono un caso emblematico che illustra l’effetto di distorsione dell’economia pianificata cinese su scala globale».

Fonte: siderweb

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