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La decisione è arrivata proprio all’ultimo minuto, quando i dazi Usa per l’acciaio (25%) e l’alluminio (10%) Ue stavano per entrare in vigore.

 

Il presidente Donald Trump ha rinviato al 1 giugno l’entrata in vigore delle sanzioni. Un mese di tempo in più per cercare di raggiungere un’intesa che l’Europa vuole a tutto tondo e a partire da un presupposto: una esclusione totale e definitiva dal regime dei dazi, cosa che si deve a Paesi amici e alleati. E, infatti, la proroga a tempo non è piaciuta a Bruxelles che, a stretto giro di posta, ha fatto sapere che «come partner amico non intende trattare sotto minaccia».

La decisione del presidente Trump è stata anticipata dal Wall Street Journal e poi è stata poi confermata dalla Casa Bianca con una nota che fa il punto sulla situazione e sulle trattative in atto. L’amministrazione – vi si legge – ha già raggiunto «accordi definitivi con la Corea del Sud per l’import di acciaio e intese di principio con Argentina, Australia e Brasile, i cui dettagli saranno presto finalizzati. Le trattative con Canada, Messico e Ue sono estese di altri 30 giorni». La tesi di fondo è quella conosciuta: Trump vuole rallentare le importazioni e rimettere in equilibrio una bilancia commerciale che ritiene penalizzi gli USA. Un riequilibrio dal quale – secondo il Presidente – dipende la sicurezza nazionale. Deficit commerciale che è passato dai 17 miliardi di dollari del 1997 ai quasi 152 del 2017 (con la Germania a farla da padrona: 117,7 miliardi di dollari).

Come detto Bruxelles ha reagito duramente, non accettando l’idea che una trattiva tanto complessa possa avere una scadenza temporale. Sta di fatto che altri trenta giorni danno la possibilità alle parti di proseguire (se non concludere) i colloqui in corso. Colloqui e trattative che nelle scorse settimane hanno registrato il faccia a faccia tra Trump e il presidente francese Macron e la Cancelliera Angela Merkel. E il lavoro intenso del commissario al Commercio Cecilia Malmstrom.

 

 

 

Fonte: siderweb.com