Sono senza dubbio i dati snocciolati dall’ufficio studi di Confindustria a colpire sulle pagine economiche dei giornali italiani. Quel -6% di PIL per il 2020, che potrebbe arrivare ad un -10% con ulteriori fermate, a cui si aggiunge un -10,6% di crollo degli investimenti. A preoccupare sono anche le previsioni sul recupero, che stante la situazione attuale non supererà il 3,5% nel 2021 secondo gli esperti di viale dell’Astronomia.
Alla luce di questo contesto, descritto in maniera più esaustiva anche nell’articolo di siderweb dedicato, il presidente degli industriali Vincenzo Boccia ha ribadito che sono necessari prestiti alle imprese a 30 anni e ha rivolto l’appello alle imprese associate per non interrompere la catena del pagamento ai fornitori.
Mentre il mondo delle imprese cerca, nei limiti del possibile, di accedere qualche faro per orientare la propria attività nelle prossime settimane, la crisi Coronavirus potrebbe addirittura aver piantato i semi di nuovi modelli i cui possibili sviluppi sono ancora tutti da scoprire.
Ha provato a descriverli dalle pagine dell’Eco di Bergamo il direttore del parco scientifico Kilometro Rosso Salvatore Majorana; prendendo spunto a quanto accaduto con il fenomeno della conversione della maschera da sub Decathlon in un presidio ospedaliero per la respirazione.
La parola chiave utilizzata è rete di aziende. In pratica grandi realtà multinazionali, piccoli maker e team di ingegneri sono riusciti a lavorare in una struttura reticolare che per funzionare ha bisogno anche di un solo manager per il coordinamento. Una struttura che può mettere in relazione realtà specializzate e orientate al servizio di filiere molto diverse, ma che con dei semplici cambiamenti e accorgimenti possono approcciarsi a mercati completamente nuovi senza dover rivoluzionare la propria struttura.
Un nuovo modello in cui le relazioni ma soprattutto la capacità di adattamento potranno svolgere un ruolo cruciale.
Chiudendo con l’acciaio, mentre la Acciai Speciali Terni si prepara a ripartire sabato 4 aprile, a Taranto anche i sindaci dei comuni limitrofi si scagliano a favore della chiusura del siderurgico. Nel frattempo ArcelorMittal Italia ha comunicato che ha provveduto a fermare i cantieri di adeguamento degli interventi AIA, riducendo di 900 unità la presenza di addetti dell’indotto in fabbrica.
fonte: SIDERWEB.COM