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News 2011

Controlli radiometrici – Disagi sull’applicazione. Attesa per un tavolo tecnico che introduca maggior chiarezza nella norma

By 15 Aprile 2010No Comments

Alla nuova normativa sui controlli radiometrici dei semilavorati metallici serve maggior chiarezza. Questa è la  convinzione manifestata da tutti gli operatori che quotidianamente devono confrontarsi con l’applicazione della nuova normativa entrata in vigore lo scorso 7 aprile: Agenzia delle dogane, spedizionieri ed importatori. Soggetti che a pochi giorni dall’entrata in vigore evidenziano non pochi disagi dovuti secondo una voce comune all’eccessiva genericità della categoria semilavorati metallici.
Presto un tavolo tecnico
I disguidi ci sono anche se la situazione attuale non vede «milioni di tonnellate» d’acciaio ferme, tanto che ai funzionari dell’Agenzia delle dogane non è giunta sinora nessuna segnalazione formale di problematiche dovuti a lentezza e congestione nelle procedure di sdoganamento.

«Per ora le telefonate che abbiamo ricevuto – spiega Nicola Laurelli, direttore dell’ufficio metodologia e controllo degli scambi dell’Agenzia delle Dogane -, si sono concentrate sulla richiesta di realizzare un elenco univoco sui prodotti che necessitano dei controlli radiometrici, e quindi del relativo certificato per poter essere sdoganti, denunciando una genericità della norma purtroppo effettiva. Proprio per questo stiamo lavorando per arrivare al più presto ad un tavolo tecnico al quale oltre ai nostri rappresentati ci saranno quelli delle associazioni di settore coinvolte, e quelli dei ministeri per lo Sviluppo economico e della Salute che hanno studiato la norma. In attesa di un’integrazione chiara e univoca alla norma, per evitare i problemi molto è affidato al buonsenso anche se il nostro compito rimane quello di far applicare i controlli nella forma attuale e quindi rilevare o meno al presenza del certificato richiesto».
I problemi pratici
In attesa che venga dissipata la nebbia che al momento avvolge la categoria dei semilavorati metallici, gli spedizionieri devono confrontarsi ogni giorno con problematiche oggettive e maggiori costi importi dalla norma.
«I primi problemi vengono da come il materiale viene trasportato – spiega Gianni Alberti, titolare della Seaway srl -, infatti la situazione cambia se la merce ad esempio i coils a caldo viaggia stivata libera, e poi viene scaricata sulla banchina dove viene controllata e  poi sdoganata, oppure se i prodotti in  metallo invece viaggiano in contenitore. Nel secondo caso, che la diminuzione di quantitativi dovuti alla crisi ha reso abbastanza frequente, tutto diventa più complicato: i container, con all’interno le merci più diverse, devono venire scaricati e messi in un’area comune da dove poi ognuno può andare a recuperarli.

Prima si prendeva il contenitore, si spostava in un’area privata si controllava il carico e si sdoganava, ora invece per poterlo spostare il carico deve già aver passato il controllo radiometrico, il che vuol dire specificare agli operatori che effettuano lo sbarco di dividere i vari contenitori il che equivale già ad un primo significativo incremento dei costi. Ad incidere su costi e tempi c’è anche la destinazione: tutto cambia e i disagi diminuiscono se l’arrivo avviene in uno dei grandi porti già attrezzati dopo la norma del 1996 per i controlli sul rottame, ma è impensabile dirottare tutti gli arrivi di prodotti metallici in pochissimi siti».
Ai primi disagi logistici si aggiungono poi quelli relativi alla disponibilità degli enti istituzionali di controllo come Arpa, Vigili del fuoco Asl, normalmente già oberati di lavoro. Una situazione che porta a doversi rivolgere agli operatori privati autorizzati (clicca qui per consultare l’elenco), con ulteriori aggravi di costi aggiuntivi per la consulenza.
«Anche in questo campo le problematiche non sono poche – spiegano Sergio Mazucchelli e Rino Messore della Zaninoni International -, soprattutto legate ai costi, visto che al momento nelle tariffe non c’è equivalenza per prestazioni su grossi o piccoli carichi creando non pochi disagi a far digerire i rincari ai clienti che hanno preso malissimo l’entrata in vigore della nuova norma. Per il momento noi fortunatamente non abbiamo avuto problematiche particolari anche perché i nostri ultimi sdoganamenti hanno riguardato tubi inox e tubi al carbonio senza saldatura che al momento non rientrano nella normativa».
«Fatta la legge fatto l’inganno»
Purtroppo chi volesse importare in Italia merce contaminata potrebbe aver già trovato una soluzione rimarcata più volte da Alberti.
«Per evitare i controlli la scelta è semplice – dice il titolare della Seaway -, basta che una multinazionale abbia una sede in uno dei gradi porti comunitari, ad esempio Anversa,  dove viene sdoganata, registrata come merce europea quindi esente dai controlli radiometrici e poi importa in Italia su strada ferrata o gomma.

 Una procedura che potrebbe benissimo essere effettuata anche da chi importa merce sana ma che non vuole problemi. Risulta quindi chiaro che se questa normativa rimane limitata all’Italia com’è oggi il rischio è quello di impoverire i traffici senza risolvere le problematiche di tutela della salute alla base del provvedimento».
Nel settore a tutti i livelli rimane quindi una profonda attesa per l’annunciato tavolo tecnico, a cui sono affidate le speranze di trovare una soluzione comune, quantomeno alle problematiche pratiche emerse finora.

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