Addio alla vecchia ed obsoleta tecnologia siderurgica: il gigante cinese si rinnova. In Cina è infatti stato deciso di demolire tutti i vecchi impianti al fine di ristrutturare il sistema produttivo interno e, in questo modo, scongiurare – o almeno ridurre – il rischi di overcapacity. L’operazione dovrebbe condurre ad un taglio della capacità produttiva di minerale di circa 100 milioni di tonnellate e quella di acciaio di 55 milioni di tonnellate. Tutto, stando al progetto, entro la fine del 2007.
È stato questo il motore che ha così portato il National Development and Reform Commission (NDRC) a rivolgersi alle diverse autorità locali perché forniscano una lista degli impianti, ormai datati, da abbattere. Secondo la stessa commissione, le aree in cui si dovrà intervenire maggiormente saranno quella orientale e quella del nordest dove si concentra l’81% della “vecchia” capacità produttiva di minerale ed il 59,8% di quella siderurgica. Le principali regioni dove attivare il processo di ristrutturazione sono: Hebei, Shanxi, Jiangsu, Shandong e Henan.
La prima regione a fornire la “lista nera” è stata quella dello Hebei: 26 impianti che, una volta abbattuti, cancelleranno da mercato 3,98 milioni di tonnellate di minerale e 3,73 milioni di tonnellate di acciaio. Nello Hebei si produrranno, quest’anno, 90 milioni di tonnellate di acciaio, il 21% del totale dell’output cinese.
Snellire la massa di produzione cinese è ormai diventato un punto cruciale della politica governativa cinese che trova di fronte a sé un Paese la cui capacità produttiva era di 470 milioni di tonnellate nel 2005 alle quali se ne sarebbero aggiunte altre 150 milioni. Tutto – questo il problema – con un consumo interno stimato
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