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Acciai Speciali Terni si ferma ancora a causa dei costi di produzione resi praticamente insostenibili dai rincari di materie prime ed energia: da venerdì verrà infatti attivata la cassa integrazione ordinaria, per tre settimane, per circa 400 lavoratori (sui 2.300 circa totali), la maggior parte nell’area a caldo dell’acciaieria. A comunicarlo è stata questa mattina la direzione aziendale alle rsu. Le parti nel primo pomeriggio si incontreranno per la firma del verbale di accordo.

Dunque si prolunga lo stop di alcuni impianti dello stabilimento – tra cui appunto una linea dell’area a caldo -, già ripartiti parzialmente dopo la pausa estiva conclusa il 31 agosto. Anche in questo caso la fermata riguarderà solo in parte l’area a freddo del sito, mentre marcia a ritmo sostenuto il Tubificio, dove verrà probabilmente trasferita qualche unità di personale ferma. In generale gli ordini per Ast non mancano, ma la crisi energetica sta mettendo a dura prova anche lo stabilimento ternano, che non può d’altro canto permettersi di fermarsi al 100%, rischiando di perdere così quote di mercato a vantaggio dei concorrenti extraeuropei.

Intanto, all’indomani della visita nel sito del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti – il quale ha annunciato che l’accordo di programma su Ast è di fatto concluso al Mise e “all’ultimo miglio” al ministero della Transizione ecologica – intervengono Cgil e Fiom di Terni. Per i rispettivi segretari, Claudio Cipolla e Alessandro Rampiconi,  ora «si tratta di capire quali sono gli impegni che assumono i ministeri competenti e le istituzioni locali” e servono “tempi certi e l’avvio della discussione sul piano industriale. Non è condivisibile – scrivono in una nota congiunta – il continuo rinvio di questa discussione a maggior ragione del fatto che in Ast le scelte si stanno compiendo dentro linee guida annunciate, ma che non trovano momenti di approfondimento, confronto e condivisione sia sugli investimenti, che sui volumi e i mix produttivi, sui mercati di riferimento e sulle garanzie occupazionali non solo dei diretti ma anche degli appalti operanti nel sito. È preoccupante – continuano – rimanere in questa fase di stallo vista anche la crisi generata dalla guerra che ha messo fuori controllo i costi dell’energia e di alcune leghe essenziali alla produzione di acciaio inossidabile».

I segretari di Cgil e Fiom tornano a chiedersi perché non ci sia «un tavolo dove si analizzano le problematiche ancora in essere e le soluzioni al vaglio del Governo» ricordando che «da quando c’è il Governo Draghi né il Mise, né altri ministeri, né tanto meno la presidenza del Consiglio ha mai convocato le organizzazioni sindacali su Ast, nonostante più volte sia stata fatta richiesta e sollecitazione dell’incontro».

«Piuttosto il ministro – proseguono – poteva dire a che punto sta il piano nazionale della siderurgia e come all’interno di questo viene inserita la stategicità delle produzioni di acciai speciali. Siamo convinti – concludono Cipolla e Rampiconi – che i problemi della siderurgia italiana, anche in questo particolare momento,  si risolvono con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo, compresi quindi i lavoratori e le lavoratrici».

 

FONTE: SIDERWEB.COM

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