L’acciaio europeo, con le difficoltà di thyssenkrupp, il bisogno di liberarsi di asset onerosi di Tata Steel, il grande attivismo di Liberty Steel, il pragmatismo di SSAB, sta vivendo una fase frenetica di contatti, proposte, offerte e richieste che potrebbero stravolgerne equilibri, assetti e prospettive. Anche a livello mondiale.
Mentre in Italia ci si interroga sul futuro dell’ex Ilva, infatti, in Europa è in corso una specie di partita a Risiko i cui esiti non potranno che avere ripercussioni anche sul mercato italiano, visto peraltro che tra le operazioni relative a thyssenkrupp c’è anche quella che riguarda la cessione di Acciai Speciali Terni.
Il gruppo tedesco con a capo la Ceo Martina Merz è un po’ il fulcro di tutto ed è oggetto di interessi diversi, visto che oltre a quello di Sanjeev Gupta – Liberty Steel potrebbe avere accesso ai libri contabili della sua divisione siderurgica già la prossima settimana – c’è anche quello di SSAB, dal momento che è stato calcolato che i due gruppi potrebbero realizzare più di 500 milioni di euro di risparmi sui costi annuali se decidessero di dar vita ad un accordo.
E una possibile intesa, che viene definita come «la più sinergica di tutte le opzioni in Europa», porterebbe al controllo di una quota del mercato europeo di circa l’11%, inferiore al 14% che sarebbe determinato da un analogo accordo Liberty Steel-thyssenkrupp e quindi con minor rischio di finire sotto i riflettori dell’antitrust.
Ma per il gruppo di Sanjeev Gupta, che è in trattative anche per acquisire gli asset inglesi di Tata Steel, l’operazione thyssenkrupp significherebbe ridurre la dipendenza dai tre milioni di tonnellate di lamiere e coils laminati a caldo che deve acquistare ogni anno per alimentare le sue linee di produzione.
E a proposito di Tata Steel, il gruppo indiano punterebbe a raccogliere circa 7-8 miliardi di dollari dalla vendita di IJmuiden Steelworks nei Paesi Bassi, per il quale è in trattativa avanzata con il gigante svedese SSAB. Il sito di IJmuiden, che comprende anche quelli di produzione a valle in altre parti del Paese, ha un output di circa 7,3 milioni di tonnellate di nastri di acciaio all’anno, servendo i clienti nei settori automobilistico, ingegneristico, dell’imballaggio e delle costruzioni. La due diligence sarebbe già in fase avanzata ed una proposta svedese è attesa entro il mese di gennaio.
Tata Steel, peraltro, vorrebbe separare il “business problematico” rappresentato dal sito di Port Talbot, in Gran Bretagna, da quello, peraltro redditizio, nei Paesi Bassi, con un doppio scopo: tranquillizzare il governo britannico, che sarebbe pronto a sostenere l’azienda siderurgica, ma teme che i fondi possano essere utilizzati anche per l’asset olandese; ma anche per garantire a SSAB che acquisendo IJmuiden Steelworks non dovrà farsi carico degli oneri relativi a Port Talbot.
Tornando a thyssenkrupp (ed all’Italia), il gruppo ha appena dovuto ufficializzare che «la perdita netta (per l’esercizio 2019/2020; ndr) è stata di 5,55 miliardi di euro, rispetto a 1,15 miliardi dell’anno prima», con Martina Merz che ha annunciato che «i passaggi successivi potrebbero essere più dolorosi di quelli precedenti. Ma dovremo farli». A cominciare da quelli relativi al personale «C’è attualmente la necessità di un’ulteriore riduzione di complessivamente 11.000 posti di lavoro, misurati rispetto alla situazione di partenza. Questi 7.400 posti di lavoro aggiuntivi saranno ridotti nei prossimi tre anni».
Ed ecco che si arriva ad AST: thyssenkrupp ha reso noto di aver «compiuto ulteriori progressi nel segmento Multi Tracks: la società ha ricevuto offerte indicative e una serie di manifestazioni di interesse per varie costellazioni in Plant Technology e per l’impianto di acciaio inossidabile di Terni, Italia (AST)» che «sono attualmente esaminati in dettaglio». Il toto-pretendenti è in corso da tempo (l’unica uscita allo scoperto, però, resta quella del gruppo Marcegaglia) e tirare in ballo nomi a caso è uno sport fin troppo praticato, soprattutto perché in Germania sembrano intenzionati a gestire la cosa con discrezione.
E gli altri europei, in tutto questo? Lasceranno che a giocare a Risiko siano solo questi palyer, ammesso che siano davvero solo loro? Possibile, ma non certo. Come non è per niente certo che altri colossi mondiali decidano di restare fuori dalla partita. Perché allora la competizione si farebbe senza dubbio molto più agguerrita.
FONTE: SIDERWEB.COM