Skip to main content

La commedia dell’assurdo. Ricorre a questa metafora per descrivere la situazione dell’Ilva di Taranto, dopo i recenti provvedimenti della magistratura, il presidente di Federacciai Antonio Gozzi.

 

Come descriverebbe l’attuale situazione?

«Siamo alla commedia dell’assurdo: le prime verifiche della messa in opera dell’AIA saranno fatte oggi, com’è possibile che prima di questa tappa i magistrati dicano che l’Ilva è stata inadempiente? Se effettivamente l’azienda non ha ottemperato alla legge 231, nel provvedimento legislativo emanato dal governo a fine dell’anno scorso sono contenute anche le sanzioni. Ma come è possibile che prima delle verifiche partano i sequestri?»

C’è poi la questione della quantificazione del “profitto”. La magistratura ha bloccato 8,1 miliardi di euro dell’Ilva e della Riva Fire, una cifra che non tutti hanno capito. Che idea si è fatto di questo tema?

«La quantificazione nel danno in 8,1 miliardi è un altro atto della commedia dell’assurdo: sequestrare una somma così ingente sulla base di un calcolo non discusso è una cosa impensabile. C’è una totale mancanza di certezza del diritto: nonostante una legge di pochi mesi fa varata per consentire il proseguimento di un’attività strategica come la produzione di acciaio a Taranto, si continua ad ostacolare l’attività dell’Ilva. È una cosa inspiegabile. Noi esigiamo che venga rispettata la legge, che si applicata l’AIA e la legge 231 e che si revochino i provvedimenti presi dai magistrati, che non hanno ragione d’essere perché gli interessi sono tutelati dalla legge 231».

Quali sono le prossime mosse che si aspetta dalle istituzioni? 

«Il governo, venerdì, ha convocato un tavolo per la siderurgia, al quale Federacciai parteciperà. Io non so quale sarà la strada che si potrà percorrere, ma sicuramente credo che bisognerà sbloccare i fondi di Riva Fire, altrimenti sarebbe il primo caso di insolvenza causata da atti giudiziari».

Se non venissero sbloccati i fondi, che conseguenze ci sarebbero? 

«Siamo preoccupati per il futuro di Ilva e delle altre aziende del Gruppo Riva. I sequestri, infatti, riguardano la holding che controlla sia i produttori di piani sia quelli di lunghi, mettendo in discussione la prosecuzione dell’attività produttiva di aziende storiche che nulla hanno a che fare con Ilva. È un provvedimento che non ha senso: gli interessi generali sono regolati dettagliatamente dalla legge 231 del 2012, alla quale bisogna attenersi. Non capisco quindi l’azione dei magistrati di Taranto, che prima hanno cercato di bloccare la legge con ricorsi alla Cassazione, che si sono dimostrati infondati, poi hanno deciso di passare al “piano di sopra”, alla holding, per mettere in forse l’attività dell’Ilva. Il provvedimento di sequestro non doveva essere preso: si vuole perseguire la tesi in base alla quale il futuro Ilva possa essere gestito dai magistrati, ma ciò è contro la legge».

Alcuni hanno iniziato a parlare di commissariamento dell’Ilva. Cosa nel pensa?

«Viviamo in un paese nel quale prima di espropriare un’azienda deve succedere qualcosa di più importante rispetto all’azione di un PM che ritiene i proprietari inadatti. L’Ilva non può prescindere dai Riva».

fonte: siderweb.it

Close Menu