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«Il consumo mondiale di acciaio è cresciuto ad un tasso medio annuo intorno all’1% nell’ultimo quinquennio (2018-2022), rispetto al 2,7% del decennio precedente. Peraltro, tale incremento si è concentrato in soli due anni (2019 e 2021) che hanno consentito di compensare il calo registrato nel 2020, a causa della pandemia di Covid-19, e nel 2022, in conseguenza dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia» ha esordito Tosini, precisando che «hanno influito sul modesto incremento del consumo di acciaio altri fattori, quali la fine del mega ciclo espansivo dell’economia cinese, la riduzione dell’intensità di acciaio nella produzione di beni di investimento, intermedi e di consumo a causa anche dello sviluppo di materiali sostitutivi e il ridimensionamento di alcuni settori ad elevato consumo di acciaio nei Paesi sviluppati causato anche dallo spostamento di parte della loro produzione nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo (globalizzazione)». Per l’Italia, questi fattori hanno comportato una riduzione dei consumi di acciaio rispetto al picco del 2008 di circa il 22,5%, mentre per l’Ue la contrazione è stata più contenuta (-13,8%). «Alla base di queste discrepanze ci sono le differenti dinamiche riguardanti i settori utilizzatori di acciaio nel periodo considerato» ha proseguito Tosini. Entrando nel dettaglio della dinamica complessiva dell’utilizzo in Italia ed in Ue, si nota che «l’andamento della domanda è stato allineato sino alla crisi dei debiti sovrani dei primi anni 10: in quegli anni, invece, il gap italo-europeo si è ampliato, crescendo sino al 2019-2020 e poi riducendosi leggermente nell’ultimo biennio». Per i singoli comparti, invece, si nota che per le costruzioni l’Italia è stata teatro di una lunga crisi, che si è alleviata solo negli ultimi anni grazie ai bonus per le ristrutturazioni. «La crescita della produzione nelle costruzioni – ha però precisato Tosini – dell’ultimo biennio ha portato ad un proporzionalmente modesto aumento del consumo di prodotti siderurgici, visto che per le ristrutturazioni l’impiego di acciaio è relativamente limitato. È atteso, invece, un miglior apporto in termini di assorbimento di acciaio da parte del PNRR». Anche l’automotive italiano, come il settore dei prodotti in metallo, hanno subito maggiormente rispetto al resto dell’Ue i morsi della crisi ed attualmente si trovano su livelli di attività nettamente inferiori rispetto sia al 2008 sia ai partner continentali, mentre il comparto delle macchine ed apparecchi meccanici dal 2013 ad oggi procede in linea con l’Ue. L’unico settore utilizzatore italiano che sta avendo delle performance migliori rispetto al resto d’Europa è quello dei tubi.

Per quanto concerne le prospettive per l’anno in corso e per il 2024, «la crescita del Pil italiano è stata rivista recentemente al rialzo ma nel 2023 dovrebbe rimanere sotto all’1% – ha detto Tosini –, di circa un decimo di punto percentuale inferiore a quella dell’Ue. Nel 2024, invece, il Pil dovrebbe salire dello 0,9%-1,0%, contro il +1,6% dell’Unione». Per l’acciaio «mi aspetto un primo semestre 2023 in rallentamento rispetto al 2022 – ha concluso Tosini – mentre il secondo semestre dovrebbe chiudersi con il segno “più”. Tra i settori utilizzatori nel 2023, in Italia, arretreranno leggermente macchine e apparecchi meccanici e prodotti in metallo, mentre le costruzioni saliranno del 2,5%. Nel complesso l’attività dei settori utilizzatori salirà dell’1% rispetto al 2022».

 

FONTE: SIDERWEB.COM