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La tendenza alla diminuzione dei costi energetici, dopo l’impennata registrata in agosto, si è arrestata in novembre soprattutto per quanto riguarda l’energia elettrica, che ha riportato un incremento di oltre il 10% rispetto al mese precedente. Il prezzo del gas è rimasto invece sostanzialmente stabile, grazie al fatto che i più importanti Paesi europei hanno completato gli stoccaggi in vista della stagione invernale e non c’è più l’ansia di acquistare gas a qualsiasi costo. C’è anche un altro motivo: la discussione sempre più avanzata all’interno dell’Unione europea di imporre un tetto al prezzo del gas ha messo un freno alle speculazioni. Questo non significa che ‘emergenza è finita, purtroppo no. Alla fine dell’inverno gli stoccaggi saranno stati utilizzati in buona parte, con una conseguenza prevedibile: ci sarà un nuovo problema legato alla quantità di energia disponibile sul mercato. Ovvero, salirà di nuovo la domanda e inevitabilmente anche il prezzo del gas e, di conseguenza pure quello dell’energia elettrica. Nel frattempo, però, i governi avranno la possibilità di studiare delle misure e non farsi trovare impreparati alla nuova emergenza in primavera. Bisogna partire anche in anticipo rispetto all’inverno 2023/2024, che rischia di essere più complicato se non ci sarà un’accelerazione definitiva per la realizzazione degli impianti che sono necessari, compreso un aumento della possibilità di stoccaggio.

La situazione dei costi energetici per le acciaierie

Dopo aver raggiunto in agosto il picco di 2,56 euro al metro cubo, il prezzo del gas per le acciaierie è sceso a 2,01 euro in settembre e a 0,93 euro in ottobre, attestandosi poco sopra a 1,07 euro in novembre. Il prezzo dell’energia elettrica ha registrato un aumento più forte (+11,4%), passando da 189,10 euro al MWh in ottobre a 210,70 euro al MWh in novembre. Rispetto ad ottobre è aumentato anche il prezzo del rottame ferroso (+3%), mentre sono diminuiti i prezzi del carbon coke (-3,5%) e del minerale di ferro (-6,3%).

Andamento dei prezzi dell’energia e delle materie prime siderurgiche nel 2022

  Gas naturale

(€/mc)

Energia

(€/Mwh)

Minerale ferro

(€/ton)

Carbon coke

(€/ton)

Rottame ferro

(€/ton)

Gennaio 0,96 216,60 118,77 324,88 402,76
Febbraio 0,91 183,40 127,51 355,66 418,27
Marzo 1,42 292,00 137,01 505,21 460,63
Aprile 1,10 203,30 143,55 413,94 505,85
Maggio 0,99 212,20 122,47 434,29 425,68
Giugno 1,12 253,00 132.15 324,68 340,03
Luglio 1,90 388,40 105,44 203,59 269,03
Agosto 2,56 532,40 105,14 214,92 299,01
Settembre 2,01 396,80 100,95 254,08 307,10
Ottobre 0,93 189,10 96,48 273,36 323,71
Novembre 1,07 210,70 87,51 263,63 332,83
Fonti: siderweb, SERE-Servizi energia, Platts

Per effetto delle dinamiche sopraccitate, il costo di produzione di una tonnellata di acciaio grezzo prodotta con forno elettrico è aumentato del 4,1% rispetto ad ottobre, mentre il costo di una tonnellata di acciaio prodotta con ciclo integrale è calato dello 0,8%. Questa differenza si spiega con il fatto che il consumo di gas e di energia elettrica, i cui prezzi sono aumentati, ha un’incidenza molto più rilevante nelle acciaierie con forno elettrico rispetto alle altre. Inoltre, sia il prezzo del carbon coke che quello del minerale, impiegati nell’alto forno, sono invece diminuiti. Pertanto, nel periodo considerato, il differenziale del costo di produzione dell’acciaio con altoforno rispetto a quello con forno elettrico è passato da +49,6 euro la tonnellata in ottobre a +20,9 euro in novembre.

Costo di produzione di una tonnellata di acciaio
forno elettrico (EAF)e altoforno + forno ad ossigeno (BOF)

 in (€/ton) Forno elettrico (EAF) (A) Altoforno (BOF) (B) Differenziale (B-A)
Gennaio 688,00 720,72 32,72
Febbraio 687,42 775,70 88,28
Marzo 807,11 935,44 128,33
Aprile 807,21 856,92 49,71
Maggio 706,35 832,74 126,39
Giugno 632,63 752,34 119,71
Luglio 631,83 660,43 26,60
Agosto 746,85 731,35 -15,50
Settembre 674,85 707,58 32,73
Ottobre 575,97 625,59 49,62
Novembre 599,82 620,70 20,88
Fonte: stime Ufficio Studi siderweb su proprio modello di costo di una tonnellata di acciaio

L’andamento dei prezzi dei prodotti finiti

A fronte di un aumento di circa il 4% del costo di produzione di una tonnellata di accio con forno elettrico, i prezzi di vendita dei prodotti ottenuti con questa tecnologia hanno registrato una diminuzione significativa. In dettaglio, il prezzo del tondo per cemento armato è sceso del 7,8% rispetto ad ottobre ed ha toccato la quotazione più bassa dell’anno. Il prezzo delle travi è diminuito del 5,4% rispetto ad ottobre, ma è rimasto sopra il livello dei primi mesi dell’anno. Il prezzo dei laminati mercatili si è ridotto del 4,7%, mantenendosi sopra il livello più basso toccato nel primo bimestre dell’anno. Per quanto riguarda l’altoforno, alla diminuzione di meno dell’1% del costo di produzione di una tonnellata di acciaio si è accompagnata una riduzione più marcata dei prodotti ottenuti con questo processo. In particolare, il prezzo dei coils a caldo si è ridotto del 6,9 % rispetto ad ottobre raggiungendo il valore più basso dell’anno, con un calo del 20,9% su gennaio. Il prezzo delle lamiere a caldo è calato del 6,3% rispetto ad ottobre, scendendo anche in questo caso al valore più basso dell’anno, con una diminuzione del 24,7% su gennaio.

Andamento dei prezzi dei principali prodotti siderurgici nel 2022

  in (€/ton) Tondo c.a. Travi Laminati Coils a caldo Lamiere a caldo
Gennaio 816,00 1.000,33 929,33 1.035,00 1.176,00
Febbraio 810,00 999,33 926,50 1.053,50 1,176,00
Marzo 1.016,00 1.262,60 1.141,00 1.345,60 1.509,40
Aprile 1.156,60 1.424,00 1.272,25 1.454,75 1.638,76
Maggio 1.098,40 1.396,20 1.235,20 1,244,60 1,447,60
Giugno 930,25 1.285,25 1.184,50 1.03300 1.157,25
Luglio 860,75 1.220,25 1.129,25 932,00 1,024,75
Agosto 907,00 1.185,30 1.109,70 922,00 997,30
Settembre 938,25 1.210,75 1.118,75 943,00 1.000,75
Ottobre 875,25 1.162,00 1.087,25 879,60 945,20
Novembre 806,75 1.099,75 1.035,99 818,50 885,75
Fonte: Area prezzi siderweb

Pertanto, per i prodotti piani, i differenziali positivi fra il prezzo di vendita ed il costo di produzione dell’acciaio sono significativamente diminuiti rispetto ad ottobre (- 22,1% per i coil a caldo e -17,1% per le lamiere a caldo), raggiungendo il valore più basso dell’anno. Per quanto riguarda i prodotti lunghi, il differenziale fra il costo di produzione dell’acciaio e il prezzo di vendita dei prodotti finali ha registrato un forte calo per il tondo per cemento, ma il valore è rimasto del 60% superiore a quello di gennaio. Il differenziale relativo alle travi si è ridotto del 16,1% rispetto ad ottobre, ma il valore è superiore del 60% a quello di gennaio. Il differenziale relativo ai laminati mercantili è diminuito del 14,7% rispetto ad ottobre, ma il valore sopravanza ancora dell’80% quello di gennaio.

Fonte: elaborazione su dati Siderweb. Il differenziale relativo a tondo, travi e laminati è uguale a prezzo di vendita (compreso extra) meno costo di produzione dell’acciaio con forno elettrico, mentre quello di coils e lamiere è uguale a pezzo di vendita (compreso extra) meno costo della produzione di acciaio con altoforno.

Servono misure urgenti e più efficaci per ridurre i costi energetici

La persistenza di elevati costi delle fonti energetiche concorre a mantenere i prezzi dei prodotti siderurgici su livelli che scoraggiano la domanda già indebolita dal rallentamento della crescita dell’economia. La compressione dei margini delle imprese produttrici di acciaio non è sufficiente a rianimare una domanda che resta in attesa di un quadro congiunturale più favorevole e di una riduzione dei prezzi che potrebbe verificarsi se i costi energetici incominciassero a diminuire stabilmente. Ciò richiede misure più efficaci di quelle adottate finora sia a livello nazionale che comunitario. I margini di manovra sul piano nazionale sono molto ristretti a causa delle limitate risorse disponibili nell’immediato e dei tempi necessari per effettuare gli investimenti volti a diversificare gli approvvigionamenti delle fonti energetiche. A livello comunitario, dopo l’approvazione delle misure riguardanti la domanda, con un aumento del risparmio energetico, la Commissione ha incominciato a lavorare anche sul fronte dell’offerta mettendo mano ai prezzi di mercato del gas. La Commissione europea ha proposto l’introduzione, a partire dal 1° gennaio 2023, di un tetto al prezzo del gas a 275 euro al megawattora che scatterà se la differenza di prezzo tra il Ttf e quello del gas naturare liquefatto supererà i 58 euro per dieci giorni consecutivi di scambio. I mercati di riferimento che saranno usati per calcolare lo spread saranno il Daily Spot Mediterranean Marker (Med) e il Daily Spot Northwest European Marker (Nwe). Alcuni Paesi, tra cui l’Italia, si sono detti però insoddisfatti considerando che il prezzo di mercato è ben al di sotto di quello indicato nella proposta: oggi viaggia intorno a 120 euro il MWh, dunque meno della metà. Di fatto, una combinazione come quella fissata dall’esecutivo comunitario nel 2022 non si è mai realizzato, neanche in agosto quando il prezzo Ttf è arrivato al picco storico di 346 euro, ma non è stato comunque più alto di 275 euro a megawattora per due settimane. Questo significa che, a meno che non si preveda una situazione molto più critica per il prossimo anno, questo price cap potrebbe non entrare mai in vigore. I timori dei Paesi più scettici sul price cap, come Olanda e soprattutto la Germania (che con la chiusura di Nord Stream è ormai quasi totalmente dipendente dal mercato spot del gas naturale liquefatto), è che ponendo dei tetti al prezzo del gas i fornitori dei Paesi terzi potrebbero preferire vendere i loro idrocarburi ad altre nazioni, lasciando a secco l’Europa.

La strada per l’intesa dei ventisette sul price cap al prezzo del gas è quindi ancora in salita e passa da una nuova riunione straordinaria dei ministri dell’Energia, che sarà convocato con molta probabilità il 13 dicembre, e dal sigillo sul meccanismo di correzione del prezzo. Meccanismo che nei prossimi giorni dovrà attraversare una metamorfosi rispetto alla proposta indigesta messa sul tavolo dalla Commissione europea.

 

FONTE: SIDERWEB.COM