Il mondo della siderurgia oggi è cambiato. È accelerato, è diventato più nervoso. «È come giocare in borsa: i prezzi cambiano praticamente quotidianamente». Questa è l’opinione di Ferdinando Alverdi, Amministratore unico di Cimes, società specializzata nel trading. «La situazione nell’ultimo periodo – ha dichiarato a Siderweb – è diventata ingestibile». Tutto ciò è provocato «dalla fortissima domanda a livello mondiale di materie prime e al notevole incremento dei costi del petrolio». Soprattutto in Asia. In particolare «la tensione sulle materie prime ha raggiunto livelli incredibili. Con la nuova politica economica del governo cinese, i prezzi sono in aumento e il reperimento del materiale è sempre più difficile – ha spiegato Alverdi -. Ciò sta spingendo molte aziende asiatiche a cercare di ottimizzare costi e consumi, effettuando modifiche sostanziali ai reparti fusori. Da qui una maggior richiesta di rottame che contribuisce e contribuirà alla carenza e ha aumentato e aumenterà la difficoltà di reperimento anche nei nostri mercati».
Ambiente e sicurezza: sono questi i due volti della siderurgia del futuro? Non ha dubbi il Gruppo Feralpi la cui “condotta” aziendale è rientrata a pieno diritto tra le “buone prassi” della sostenibilità. Ad ufficializzare il passaggio è stato il Festival Internazionale dell’Ambiente che ha riconosciuto proprio nella filosofia ed azione del Gruppo Siderurgico un modello esemplare. Necessario, per raggiungere tale obiettivo, adottare una scala etica e di valori che metta al vertice della piramide l’interesse di tutti gli stakeholder, e non solo dell’azionariato.
«La politica sociale appartiene alla nostra cultura da sempre – ha detto Giuseppe Pasini -. L’attività aziendale deve essere letta anche attraverso gli occhi dell’ambiente, della collettività in cui è inserita. E’ il contesto ambientale e sociale in cui viviamo e lavoriamo».
Non accenna a rallentare la marcia del rottame europeo. Secondo i dati diffusi da Eurofer a maggio la materia prima ha inanellato il sesto incremento consecutivo, toccando cime mai esplorate in precedenza. In particolare, le demolizioni sono salite del 24,7% rispetto alla media del mese precedente, le cadute nuove del 24,8% e il frantumato del 23%. Da dicembre ad oggi l’aumento dei prezzi è oscillato tra il +90% delle demolizioni ed il +93% del frantumato.
«Come previsto il mese di maggio è stato caratterizzato da un aumento straordinario delle quotazioni del rottame nazionale dovuto a una forte domanda dell’industria siderurgica influenzata dalla ricerca di rottame pronta consegna per far fronte all’esaurimento delle scorte». Così si apre la nota di mercato Assofermet. «Solo verso la fine del mese i continui aumenti si sono interrotti generando un maggior flusso delle consegne con conseguenti piccole scorte nei parchi rottame delle acciaierie». Per il mese di giugno «si prevedono alcuni aggiustamenti delle quotazioni massime raggiunte». Ciò che preoccupa il settore, «è l’emergenza internazionale sul mercato del rottame esplosa nei mesi scorsi e con cui si dovrà convivere ancora per molto tempo».
«Sempre in tensione il mercato della ghisa che, nel trend rialzista ormai da mesi riconosciuto, ha però visto nelle ultime settimane dei veri balzi in avanti, con aumenti costanti di decine di euro in sessioni singole». Così, testualmente, la nota di mercato diffusa da Assofermet.
«Gli arrivi di ghisa ai porti italiani nel mese di maggio – si spiega nel report – si sono attestati su numeri inferiori rispetto al mese precedente, ma le acciaierie vertono ad un ripristino degli stock prima della chiusura estiva per poi riprendere le produzioni a pieno ritmo».
Girata la boa dei 1000 USD/MT, negoziati per lotti di ghisa di affinazione dai produttori russi con consegne settembre, si attendono nuovi rialzi significativi ma senza azzardare previsioni. Gli stessi produttori, con quote ormai vendute sino a ottobre, «attenderanno una quindicina di giorni prima di ufficializzare le nuove quotazioni», si legge nella nota. «Impensabile, per la situazione attuale, immaginare dei ribassi soprattutto con un mercato globale che, appena fuori dall’area del Vecchio Continente, risponde con convinzione e velocità anche su prezzi da noi giudicati eccessivi».
Rallenta la locomotiva del consumo apparente italiano nel primo trimestre 2008. Da gennaio a marzo infatti, la domanda di prodotti in acciaio si è attestata a 10.202.400 tonnellate, il 6,1% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
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