Alla fine la produzione di acciaio ha chiuso anche il 2018 in decisa risalita. I dati aggiornati al 31 dicembre di World Steel Association (WSA) hanno certificato una crescita del 4,6%, con la bilancia mondiale che si è fermata a 1,808 miliardi di tonnellate.
Cattive notizie per l’Italia, che esce nuovamente dalla top ten dei maggiori Paesi produttori. L’Iran, grazie ad una crescita annuale del 17,7%, sale a 25 milioni di tonnellate e supera di 500mila tonnellate il risultato italiano, che si ferma a quota 24,5 milioni di tonnellate (+1,7%).
Il podio dei “big” siderurgici non vede variazioni significative: la Cina con un +6,6% sul 2017 consolida il proprio primato con 928 milioni di tonnellate. Medaglia d’argento per l’India con 106,5 milioni di tonnellate (+4,9%). Leggera frenata invece per il Giappone (-0,3%), che però riesce a conservare il terzo gradino del podio con 104,3 milioni di tonnellate. Per gli Stati Uniti, sostenuti dai dazi voluti da Donald Trump, “solo” un +6,2% sul 2017 con un ritorno a 86,7 milioni di tonnellate ed il quarto posto in classifica. Nella top ten colpiscono i cali del 2% della Germania e dello 0,6% della Turchia, rispettivamente al 7° e 8° posto della classifica. Un dato che testimonia le difficoltà dei due Paesi nella seconda parte dell’anno.
Oltre all’Iran, a crescere a doppia cifra tra i maggiori produttori ci sono anche il Vietnam (+23,2%), l’Egitto (+13,6%) e l’Argentina (+11,6%).
Un ultimo dato che salta all’occhio nel report annuale è il -15,4% dell’Austria, anche se in questo caso è legato ad un importante guasto ad uno degli altiforni di voestalpine, che ha bloccato l’impianto per diverse settimane.
Tra le macro aree mondiali, l’Europa ha perso lo 0,3% sul 2017, il Nord America è salito del 4,1%, mentre l’America Latina ha recuperato l’1,3%. L’Asia, infine, è cresciuta del 5,6%.
In termini di percentuali di produzione, la Cina ha eroso un altro 1% al mondo portando la propria quota produttiva al 51,3% del totale. Oltre alla Cina solo gli Stati Uniti sono riusciti a recuperare terreno, in questo caso di solo uno 0,1%; la quota USA del mercato è ora del 4,8%.
Fonte: siderweb.com