REZZATO (BS) – Anche nel comparto fondiario, l’Italia occupa la seconda posizione nella classifica europea. Con 2,088 milioni di tonnellate di getti ferrosi e non ferrosi prodotti e 1.055 imprese (dati 2016), il settore tricolore riveste un ruolo di primo piano nell’industria continentale che ha prodotto lo scorso anno 15 milioni di tonnellate complessive e annovera 4.640 imprese.
L’analisi del settore dei fonditori europei, basata su dati CAEF, è stata esposta dal presidente di Assofond, Roberto Ariotti, nel corso del convegno annuale di Amafond, tenutosi lo scorso venerdì 20 ottobre. Come già affermato dal numero 1 dell’associazione dei fornitori di fonderie Maurizio Sala, il 2017 si sta delineando come un anno di sostanziale ritorno al segno «+».
Nei principali Paesi europei del settore, lo sviluppo produttivo ha mostrato incrementi nei primi otto mesi dell’anno in corso. Il best perfomer è la Turchia che ha messo a segno un +10%. In seconda piazza, proprio l’Italia che nel confronto tendenziale guadagna il 4%. Più contenute le percentuali di crescita di Spagna (+2%) e Germania (+1%). In territorio negativo, invece, la Francia, che cede sul periodo gennaio – agosto 2016 il 4%.
Entrando nello specifico dei materiali, la ghisa ritrova a sua volta il sorriso. Sempre “in testa” le fonderie turche che guadagnano il 6%, seguite da un sostanzioso +5% di Italia e Germania. La Spagna guadagna il 2%, mentre la Francia perde l’1%.
I non ferrosi mantengono il loro strepitoso momento di forma ben rappresentato dal +19% produttivo della Turchia, del +4% dell’output italiano, del +3% di quello spagnolo e del 2% tedesco. Anche in questo segmento, la Francia perde terreno (-6%).
Il vento positivo non riesce ancora a sfiorare le fonderie di acciaio nazionali che, anche nei primi otto mesi del 2017, perdono il 10%. Tutti verso il basso i dati produttivi di Germania (-6%), Spagna (-4%) e Francia (-1%). Per la Turchia, tutta un’altra storia, con un vigoroso +23%.
Nessuna sorpresa nel sentiment a breve termine, con le attese per i prossimi sei mesi volte al recupero per i getti ferrosi, di ottimismo per i non ferrosi e di ulteriore contrazione per il settore acciaio.
In questo contesto, Ariotti ha ribadito quali siano le sfide alle quali l’industria fusoria nazionale è più che mai chiamata a rispondere.
La prima è rappresentata dalla globalizzazione, ormai entrata in un nuovo capitolo rappresentato da un’esigenza sempre più impellente di una presenza della produzione laddove c’è la domanda, in particolare nel settore automobilistico che richiede ai propri fornitori la prossimità, spesso in Paesi extra europei.
Proprio per le fonderie che operano nel comparto auto è sempre più strutturale l’investimento costante in innovazione tecnologica, volta all’alleggerimento dei componenti in ottica di risparmio dei consumi e della rivoluzione impressa dall’E-Mobility.
Anche per i fonditori, così come già ampiamente richiesto dai player della produzione siderurgica, è sempre più cruciale il tema della ricerca di personale qualificato, con una concorrenza estera che proprio su questo fattore chiave sta improntando la propria leva per avvantaggiarsi sui mercati.
Fonte: siderweb.com