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Imprenditori e lavoratori preparano una «marcia di protesta su Bruxelles». Mai momento storico fu più propizio per difendere l’industria dell’acciaio. Sette Paesi europei, nel bel mezzo della contesa sulla richiesta cinese del riconoscimento dello status di economia di mercato, in una lettera congiunta alla Ue chiedono misure forti e veloci per fermare il dumping nella siderurgia, provata da una dilagante sovracapacità. L’Italia, fortemente interessata anche per il concomitante tentativo di rilancio del campione nazionale, il gruppo Ilva, è con il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi tra i promotori dell’iniziativa insieme a Germania e Francia. Al trio si associano Regno Unito, Belgio, Lussemburgo e Polonia nella comune convinzione che l’industria europea è a «rischio di collasso».

Di qui la richiesta di «utilizzare ogni mezzo disponibile», inclusi strumenti di difesa commerciale previsti dalla Wto e dalle regole Ue sull’antidumping. Un riferimento preciso che è inevitabile collegare anche alla battaglia in corso sull’eventuale riconoscimento alla Cina dello status di economia di mercato, che vede Italia, Germania e Francia tra i Paesi contrari, nel timore di un profondo depotenziamento dell’arsenale dei dazi antidumping. Il documento sollecita nello specifico azioni e indagini rapide sui laminati a freddo provenienti da Cina e Russia e sui laminati a caldo cinesi. Da Bruxelles, tramite la portavoce del commissario al Mercato interno Elzbieta Bienkowska, tra i destinatari della lettera insieme al vicepresidente Jyrki Katainen e al commissario al Commercio Cecilia Malmström, si parla di «analisi condivisa» e si ricorda che «si sta già agendo», citando l’apertura di indagini antidumping con «tre nuove in arrivo presto» e indagini d’ufficio «per cui però servono prove fornite dalle aziende». Nei giorni scorsi l’Ue ha annunciato di avere istituito un dazio antidumping provvisorio sulle importazioni di barre e tondi per cemento armato dalla Cina (l’import in dumping dalla Cina ha costituito il 93% delle importazioni complessive in questo tipo di mercato finora). Di tutto questo si parlerà anche nel corso della Conferenza sulle Industrie energivore in programma proprio a Bruxelles il 15 febbraio, lo stesso giorno in cui Eurofer organizzerà una «marcia» – di oltre 5mila persone tra imprenditori, lavoratori e rappresentanti sindacali dell’industria siderurgica europea – sulla capitale belga. L’Italia sarà presente con Federacciai, che ha organizzato un volo charter per portare in Belgio una delegazione di 160 tra operai e imprenditori, guidata dal presidente Antonio Gozzi e dal direttore generale Flavio Bregant. È prevista la partecipazione di 15 stati dell’Unione, riuniti sotto l’ombrello di Aegis Europa, un’alleanza di trenta settori industriali europei (tra questi i più colpiti dalla concorrenza cinese sono acciaio, alluminio, ceramica, vetro, pannelli solari e biciclette). «La Cina – spiega il direttore generale di Eurofer, Alex Eggert -non è un’economia di mercato, non soddisfa nè i criteri Ue nè gli obblighi dell’Omc: è per dimostrare la forza di questa convinzione relativa agli effetti del dumping cinesi sui posti di lavoro, la crescita e l’ambiente, che saremo in marcia». Eurofer ricorda che la Cina ha oggi una sovracapacità produttiva di acciaio sul mercato interno pari a circa 400 milioni di tonnellate, quasi tre volte la domanda totale di acciaio dell’Ue (155 milioni di tonnellate). Negli ultimi diciotto mesi, secondo le stime di Eurofer,i volumi di acciaio cinese importato in Ue è raddoppiato, con un crollo dei prezzi del 40 per cento. Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato cinese ha annunciato un primo tentativo di reazione alla crisi, illustrando un piano per tagliare fino a 150 milioni di tonnellate di produzione nei prossimi cinque anni. Il governo ha stabilito inoltre
che fino al 2020 non saranno emesse nuove licenze per l’apertura di stabilimenti.

Fonte: ilsole24ore

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