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È il presidente dell’associazione Antonio Gozzi a chiarire la posizione di Federacciai sulla decisione di Eurofer di presentare un reclamo formale alla Commissione Europea contro presunti aiuti di Stato all’Ilva.
«Purtroppo non ho potuto essere presente alla discussione del punto specifico per un black-out in aeroporto a Bruxelles che ha comportato notevoli ritardi – spiega Gozzi -. Abbiamo presentato una richiesta di un rinvio del punto in esame che però è stata ignorata.

Credo che sulla questione ci sia un po’ di confusione e avrei voluto intervenire proprio per fare chiarezza. La cifra stimata da Eurofer è di 2,4 miliardi, che francamente faccio fatica a capire come sia stata stimata. So che nella cifra sono stati inseriti i 250 milioni di euro dei prestiti bancari, che non possono essere considerati aiuti di Stato, so che sono stati inseriti gli 1,2 miliardi di euro sequestrati alla famiglia Riva, che non possono essere considerati aiuti di Stato. Sono stati inseriti anche i 150 milioni di euro del contenzioso Fintecna e anche in questo caso non possono essere aiuti di stato, infine per il prestito ponte da 400 milioni di cui si parla in questi giorni, non sono ancora stati resi noti i meccanismi e per cui ogni azione presso la Commissione la ritengo prematura. Questa è la posizione di Federacciai e questo avrei voluto dire ai colleghi al momento della discussione».
Presidente Gozzi ritiene che la volontà di non rinviare il punto possa rappresentare una sorta di ostruzionismo nei confronti della siderurgia italiana?
«L’azione di Eurofer fa eco alla medesima azione intrapresa dalla Stahl, la Federacciai tedesca, è chiaro che dalla Germania, ma anche dagli altri competitor europei, vi sia una spinta per far chiudere l’Ilva risolvendo parte dell’overcapacity continentale».

Fonte: siderweb.com

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