Rischio Paese? Fragilità sistemica che parte dalla Grecia? Niente di tutto questo. La vera paura dei policy makers oggi è rivolta altrove, al ritorno dei derivati finanziari: il mercato globale di questi strumenti sfiora i 600mila miliardi di dollari. Un volume insostenibile e irreale: com’è possibile che questo mercato, che dovrebbe coprire e stabilizzare i costi di approvvigionamento per l’economia reale, superi di 40 volte il valore dell’intera economia Usa?
Ci sono molte spiegazioni alla formazione di questa nuova bolla che cresce sull’onda di operazioni di carry forward, che rimbalza su nuovi strumenti assicurativi che si sono evoluti dai vecchi Cds (Credit default swaps) e che ha portato proprio in questi giorni a uno scontro epocale fra imprese e banche sul fronte delle regole. La spiegazione più semplice è quella di un tradimento. Dopo la crisi e dopo aver salvato istituzioni finanziarie sistemiche, la Federal Reserve e il Governo americano, che agivano allora, giustamente, in sincronia, approvarono il concetto del denaro facile. Con tassi reali vicini allo zero, con il denaro offerto praticamente gratis, le banche avrebbero dovuto erogare il credito alle imprese per incoraggiarle a crescere e creare occupazione. Ma hanno scelto la speculazione.
Barack Obama si infuriò: ricordate le invettive dell’anno scorso contro i banchieri? La dinamica speculativa peraltro non fu vista male da alcune autorità di controllo: indebitarsi in dollari a tassi molto bassi per poi investire in altre divise o altri prodotti ad alto rischio presentava, come poi è stato, prospettive di buoni guadagni che avrebbero rafforzato nel post-crisi i bilanci deboli delle banche. Comunque sia, la nuova (o vecchia) speculazione è davanti agli occhi di tutti. Con tutti i rischi di un pericolo annunciato e con tutte le fragilità del caso: «È questione di tempo – dichiara Simon Johnson, un economista del Mit che ha lavorato al Fondo e che lancia sulle nostre pagine un campanello di allarme – non siamo davanti a un pericolo immediato, ma i semi sono stati gettati e la seconda crisi, se non si farà qualcosa, sarà più dura della prima».
Fonte: Sole 24 ore