La produzione di acciaio in settembre ha registrato una frenata in Cina e in Nord America. Ma a livello globale, secondo le ultime statistiche della World Steel Association (Worldsteel), c’è stata un’espansione, cui ha contribuito anche l’Unione europea: un elemento a prima vista sorprendente, considerate le difficoltà economiche dell’area, ma che probabilmente si spiega con la ripresa dell’attività industriale dopo le vacanze estive. E che non cancella la prospettiva di un rallentamento per il settore siderurgico: proprio nel Vecchio continente si concentrano infatti i maggiori tagli alla capacità produttiva decisi dalle imprese. L’ultimo è stato annunciato ieri da ArcelorMittal: il big dell’acciaio fermerà un altoforno anche in Polonia, dopo averne chiusi due definitivamente in Belgio e altri due, temporaneamente, in Germania e Francia.
Worldsteel indica che nel mese scorso la produzione globale annualizzata è stata di 1,503 miliardi di tonnellate, poco più degli 1,467 miliardi di agosto. La Cina, come aveva già reso noto Pechino, è scesa a 689,850 milioni di tonn: un calo di appena 0,3%, ma sufficiente a segnare il minimo dell’anno. I Paesi Ue sono invece risaliti di un robusto 21,4% rispetto ad agosto (a 182,147 milioni di tonn) e la loro produzione di acciaio risulta più elevata anche nel confronto con settembre 2010, sia pure solo del 4,4%, contro il +16,5% della Cina e il +12,9% dell’Asia nel suo complesso.
Per Eurofer, che rappresenta le imprese siderurgiche europee, non bisogna tuttavia illudersi: l’output di acciaio nella Ue, dopo una crescita di circa il 6% nel 2011 (più che dimezzata rispetto al 2010), l’anno prossimo rallenterà il ritmo a un +2,6 per cento. Per tutti i settori utilizzatori Eurofer prevede infatti una netta frenata, che deprimerà i consumi apparenti (cioè compresivi delle scorte). Questi ultimi, tuttora inferiori ai livelli pre- recessione, nel 2012 si espanderanno del 2%, dopo il +7,5% di quest’anno. «Nei centri di servizio – osserva l’associazione – ci sono scorte sufficienti a coprire tre mesi di ordini. Stock così ampi e tempi di consegna brevi, uniti al rallentamento della domanda e agli alti livelli di incertezza sulle condizioni economiche nei prossimi mesi implicano che gli approvvigionamenti continueranno ad essere limitati allo stretto necessario».
Le prospettive non sono comunque rosee neppure per l’Asia. In Cina i prezzi dell’acciaio sono ai minimi da 10 mesi e la domanda di minerale di ferro è così bassa da averne ridotto il prezzo spot di quasi il 20% in un mese. Ieri inoltre la sudcoreana Posco, terzo produttore mondiale di acciaio alle spalle di ArcelorMittal e della cinese Baosteel, ha lanciato un profit warning, dipingendo un quadro sconfortante per il prossimo futuro. La società – che ha accusato una caduta del 78% degli utili nel terzo trimestre (soprattutto a causa del deprezzamento dello won) – prevede che «la domanda globale di acciaio resterà probabilmente debole fino a tutto il prossimo anno» e per difendere la solidità del bilancio ha annunciato che nel 2011 taglierà le spese del 18% a 6mila miliardi di won (5,2 miliardi di $) e accentuerà ulteriormente la riduzione dei costi (da 1.000 a 1.400 miliardi di won).
Fonte: ilsole24ore.com