Un rilancio al comparto acciaio potrebbe arrivare anche dal ritorno dell’Italia al nucleare. Un business da almeno 30 miliardi di euro come sottolineato dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia durante il meeting sul tema organizzato nei giorni scorsi a Roma, al quale erano presenti 600 aziende italiane. In viale dell’Astronomia anche 31 aziende dell’acciaio, per cercare di capire potenzialità e tempi di una «partita» in grado di attraversare trasversalmente il comparto. Il nucleare per l’acciaio è infatti in grado di interessare dai grandi produttori di tondo, per costruzione effettiva delle centrali ai leader della produzione di tubi come Arvedi e Tenaris, alle aziende per la lavorazione di acciai speciali e per la vergella inox come la I.r.o. e Trafilerie Brambilla, fino alla Acciaieria di Rubiera specializzata nella realizzazione di acciai rifusi in lingotti già utilizzati nel settore nucleare.
In gioco quindi non solo la possibilità di arrivare ad un approvvigionamento del 25% sul fabbisogno energetico nazionale, come sottolineato dal presidente Marcegaglia, ma anche un investimento consistente stimato in 30 miliardi «di cui il 70% potrebbe riguardare l’indotto italiano».
Nel rilancio del nucleare, potrebbe inoltre dare la possibilità di ulteriore sviluppo anche ad aziende italiane seppur minori che già operano del settore a livello globale, dopo aver puntato alla realizzazione di acciai di altissima qualità.
Ecco la rappresentanza del comparto acciaio presente al meeting: Federacciai, Sesia Fucine, Leali, Forgiatura Vienna, Inox Fucine, Betafence, Forge Fedriga, Fucine Umbre, Industrie Riunite Odolesi I.R.O, Acciaieria Fonderia Cividale, Ori Martin, Fomas, Forgiatura Morandini, ABS Acciai, Tenaris, Ferriera Valsabbia, Feralpi Siderurgica, Fomec, Forgiatura Marcora, Riva, CB Trafilati Acciai, Trafileria Brambilla, Acciaieria di Rubiera, IGQ, Metinvest Trametal, Società delle Fucine, CSM, ASO, Ringmill, Arvedi, Siderforge.
d.l.
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