«In Cina portiamo l’esperienza e l’eccellenza frutto di 50 anni di storia». In queste poche parole usate dall’ad dell’omonimo gruppo Antonio Marcegaglia per chiarire la filosofia alla base dell’investimento emerge in maniera evidente la filosofia che ha portato il Gruppo Marcegaglia ad aprire un impianto produttivo direttamente nel Paese del dragone. Si terrà infatti il prossimo 19 aprile il taglio del nastro ufficiale del nuovo stabilimento per la produzione di tubi ad alta precisione in Cina. Impressionanti i numeri che portano l’investimento ad essere il più importante degli ultimi dieci anni per un’impresa italiana, il nuovo polo produttivo si sviluppa infatti in un’area da 714 mila metri quadrati, con 500 addetti all’opera per una produzione ed un fatturato previsti di rispettivamente 400 mila tonnellate e 500 milioni di euro a fronte di un investimento iniziale da 150 milioni di euro a cui dovrebbero poi aggiungersene altri 200.
«L’idea di avviare una joint venture in Cina arriva da lontano ed era già stata presa in considerazione nel 95 – spiega Marcegaglia -, ma era poi naufragata per diversi motivi, ma fa già capire come per noi il mercato cinese abbia sempre rappresentato un punto di estremo interesse, anche in tempi in cui i suoi numeri e non solo nell’acciaio erano ben diversi da quelli attuali. Negli ultimi anni l’idea è tornata a farsi sentire con maggior forza su invito proprio di alcuni clienti che richiedevano una presenza sul territorio con alcuni specifici prodotti. La nostra idea è però stata diversa – prosegue Marcegaglia -, se si va in Cina non si può andare in maniera parziale e frammentaria, e si va per essere significativi, abbiamo quindi deciso di entrare con numeri importanti e con prodotti d’eccellenza frutto della nostra esperienza accumulata in cinquant’anni, prodotti che per la tipologia di lavorazione e di acciaio impiegato fossero il più possibile unici e non dovessero preoccuparsi anche della concorrenza di player locali. Ma come si può intuire investimenti con questo tipo di eccellenza hanno anche costi importanti».
Le 400 mila tonnellate l’anno di produzione si dividono in tubi speciali in acciaio inossidabile e al carbonio, saldati e trafilati a freddo: 200 mila tonnellate di saldati, 100 mila tonnellate di trafilati a freddo, 70 mila tonnellate di inox e 30 mila tonnellate di tubi di refrigerazione e altri destinati ai settori dell’automotive, dell’energia, della meccanica di precisione e dell’idraulica. Lo stabilimento realizzato in tempi record, meno di due anni dalla progettazione alla costruzione si sviluppa su di un’area di 714 mila metri quadrati, con 153 mila metri quadrati di produzione in cui sono concentrati ben 8 tubifici, 3 appuntatori, 2 slitter per il taglio di coils, 2 trafile, 2 controller a ultrasuoni, 2 raddrizze, una macchina per il taglio orbitale, un forno di normalizzazione, un impianto di decapaggio automatico a cui si aggiungono 4.200 metri quadrati di uffici e direzionale.
«Come si può intuire un investimento puntato sull’eccellenza è un investimento a lungo termine –rimarca Marcegaglia – anche se realizzare una piattaforma di questo tipo rappresenta un maggior sforzo, quasi un salto mortale triplo come livello di precisione anche se la logica è senza dubbio lungimirante dato che ai competitor locali servirà ancora qualche anno per raggiungere livelli paragonabili ai nostri. Data la superficie inoltre abbiamo anche la possibilità di effettuare un’eventuale raddoppio del polo produttivo».
La produzione di Yangzhou, località scelta anche alla luce della sviluppata rete infrastrutturale, dotata di collegamenti autostradali e ferroviari ad alta velocità, di un porto fluviale navigabile per navi e di un nuovo moderno aeroporto, servirà a soddisfare per il 60 per cento la filiera manifatturiera della Cina, che è la principale consumatrice di tubi di alta qualità al mondo e che oggi è costretta interamente a importare, mentre il restante 40 per cento servirà i mercati asiatici del Pacifico come India, Thailandia, Malesia, Indonesia, Giappone e Corea.
Tornando in Italia Marcegaglia conferma che cuore e testa dell’azienda continueranno a restare nel Bel Paese, come testimoniano gli investimenti fatti con il «cuore» nei poli d’eccellenza italiani come Gazoldo degli Ippoliti, Casalmaggiore e Ravenna.
«Cuore e testa dell’azienda resteranno comunque in Italia – precisa Marcegaglia – basti pensare che sui 3,750 miliardi di euro di fatturato del 2010 il 10% arriva dai poli esteri dell’azienda, nel 2011 contiamo di superare i 4,7 miliardi per raggiungere i 6 miliardi nel 2013, l’estero anche alla luce degli investimenti arriverà a pesare quindi un 20% del fatturato, risulta qui di chiaro che siamo e resteremo un’Azienda italiana».
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