Nonostante il rallentamento cinese, la produzione mondiale di acciaio chiude in crescita anche il 2021. Il dato finale certificato dalla World Steel Association è di 1,95 miliardi di tonnellate, contro gli 1,88 miliardi dello scorso anno, per un incremento del 3,7% in 12 mesi.
Nella tabella generale riassuntiva (in basso) il dato che salta immediatamente all’occhio è di sicuro quello della Cina che, pur conservando il titolo di maggior produttore mondiale, fa segnare la maggior discesa (-3%) tra i 40 top producer del mondo.
La bilancia 2021 si ferma a un passo dagli 1,033 miliardi di tonnellate, un risultato che fa anche arretrare di ben 3,7 punti percentuali il peso della Cina sul totale della produzione, che passa dal 56,6% del 2020 al 52,9%.
Fonte: worldsteel.org.
La maggior crescita percentuale nei top 40 spetta alla Slovacchia con un +41,2% che la porta al 34° posto della classifica con 4,9 milioni di tonnellate.
Recupera terreno anche l’Italia, che si riporta all’11° posto con 24,4 milioni di tonnellate (+19,7%) che rappresentano l’1,25% della produzione mondiale.
Il “peso” italiano sul totale dell’output potrebbe sembrare esiguo, ma se si pensa che il secondo produttore mondiale, l’India con i suoi 118,1 milioni di tonnellate d’output (+17,8%) conta per il 6% sul totale produttivo, il dato tricolore assume tutto un altro valore.
Fonte: worldsteel.org.
Spostando il focus su dicembre 2021, si nota che l’output complessivo è stato di 158,7 milioni di tonnellate per un -3% su dicembre 2020. A pesare è stata ancora una volta la frenata cinese (-6,8%) per 86,2 milioni di tonnellate prodotte. Nella top ten dei produttori brutta battuta d’arresto anche per il Brasile (-11,4%) con soli 2,6 milioni di tonnellate di output. Ottimo invece il dato degli Stati Uniti (+11,9%) con 7,2 milioni di tonnellate prodotte.
Per il 2022 la grande incognita resta proprio la Cina. Se infatti Pechino proseguirà lungo la strada della riduzione produttiva, è chiaro che anche l’output mondiale non potrà che esserne condizionato, anche perché nel 2021 i primi cinque mesi dell’anno del Dragone fecero segnare una crescita importante, limitandone la discesa finale. Una prospettiva che oggi invece resta ancora avvolta nella nebbia. Dalle frammentarie dichiarazioni politiche che si sono succedute dopo l’ufficializzazione del dato finale, l’impressione è che la Cina punti a mantenere il 2022 in linea con la produzione dell’anno precedente alla ricerca di una stabilizzazione dell’output.
Fonte: worldsteel.org