L’industria siderurgica cinese è entrata in una fase di involuzione poiché la crisi immobiliare, in corso ormai da circa due anni, è in peggioramento e mette in pericolo la domanda e il modello di crescita basato sull’espansione del settore delle costruzioni. Quasi un terzo delle acciaierie cinesi potrebbe fallire, secondo il presidente di Hebei Jingye Steel Group Li Ganpo: «L’intero settore sta perdendo denaro e per ora non vedo un punto di svolta», poiché la crisi del settore immobiliare potrebbe durare ancora qualche anno.
Una crisi che è aumentata quest’anno, travolgendo le banche e costringendo il governo cinese ad ammorbidire le sue ambizioni di crescita. Le acciaierie, che hanno sfornato più di un miliardo di tonnellate di acciaio nel 2021, circa il 53% della produzione mondiale, sono molto vulnerabili al crollo dei prezzi dei finiti.
Dopo un anno di sofferenza, le prospettive per il settore immobiliare stanno peggiorando poiché il governo non ha intenzione di intervenire con dei salvataggi e mantiene in vigore regole rigorose sul finanziamento delle imprese del settore. In luglio l’indice dei gestori degli acquisti di acciaio è crollato al livello più basso dal 2008 e Goldman Sachs Group vede la domanda in calo del 5% quest’anno. D’altra parte, la produzione di acciaio delle imprese cinesi è diminuita di oltre il 6% nei primi sette mesi di quest’anno rispetto al 2021. E il settore delle costruzioni rappresenta almeno un terzo della domanda cinese di acciaio.
Al di là dell’attuale crisi, il settore siderurgico si trova ad affrontare sfide molto difficili poiché il modello di crescita che ha sostenuto l’economia cinese per decenni mostra segni di tensione. Il presidente Xi Jinping sembra riluttante a riattivare i livelli di spesa per infrastrutture e stimoli finanziari che hanno rilanciato il settore dopo la grande crisi finanziaria e la flessione del mercato immobiliare nel 2015-2016.
La crisi del settore immobiliare
Dopo l’ottimismo all’inizio di quest’anno sul fatto che l’allentamento dei limiti normativi potrebbero arginare la crisi del debito del settore immobiliare, gli investitori sono spaventati dalla strategia di rolldown legata al Covid-19 e dalla rapida escalation del “boicottaggio” dei pagamenti dei mutui. La preoccupazione più grande è che una diffusa perdita di fiducia nel settore immobiliare possa mettere a dura prova l’economia e il sistema finanziario cinese, che è seduto su 46 trilioni di yuan (6,8 trilioni di dollari) di mutui in essere e ha ancora 13 trilioni di yuan di prestiti accordati ma ancora da erogare. Quello che era iniziato come un problema con China Evergrande Group (secondo gruppo immobiliare in Cina con un fatturato di oltre 500 miliardi di yuan, attività per 2,5 mila miliardi e un patrimonio di 350 miliardi) ora sta precipitando in una crisi che rischia di travolgere la maggior parte delle imprese immobiliari del paese, i loro principali finanziatori e una classe media che possiede una ricchezza significativa legata al mercato immobiliare. La riduzione dei prezzi delle case in Cina minaccia di far crollare l’intera piramide del settore. Le turbolenze acuitesi in questi mesi hanno colpito quella che era già una delle industrie più stressate del mondo. Il rendimento medio dei titoli obbligazionari emessi dalle principali società immobiliari cinesi è salito al 26%, provocando una rilevante perdita in conto capatale.
La politica “Covid zero” portata avanti con determinazione dal governo sta esacerbando la situazione smorzando la domanda di case e deprimendo l’attività economica. I lockdown rimangono all’ordine del giorno in Cina, che continua ad attenersi ad una politica di riduzione della circolazione del virus con rigorose misure di contenimento. La preoccupazione che il rallentamento dell’economia e l’interruzione dei pagamenti dei mutui abbiano delle ripercussioni sui titoli azionari delle banche è grande, tant’è che l’indice di borsa di questi titoli è sceso al livello più basso da marzo 2020. Le autorità cinesi hanno tenuto incontri con le principali banche per discutere il “boicottaggio” dei mutui, temendo che il numero di coloro che seguono questa strada si allarghi. Alcuni istituti di credito hanno in programma di rafforzare i loro requisiti di prestito ipotecario nelle città ad alto rischio. Il ministero dell’edilizia abitativa di Xi’an è diventato una delle prime agenzie governativa ad affrontare pubblicamente la questione, affermando che penalizzerà i costruttori che causano incidenti sociali a causa della mancata realizzazione dei progetti e della consegna delle abitazioni. La protesta dei proprietari di abitazioni sta già interessando 235 complessi immobiliari in 24 delle 31 province.
La portata del problema è molto rilevante, se si pensa che la costruzione di circa 13 milioni di appartamenti è stata interrotta solo nell’ultimo anno e fino a 220 miliardi di dollari di mutui ipotecari sono legati a progetti residenziali incompiuti, secondo un rapporto della banca australiana ANZ. Gli economisti della società finanziaria giapponese Nomura stimano che le immobiliari cinesi abbiano consegnato solo il 60% circa delle case che avevano prevenduto tra il 2013 ed il 2020, mentre in quegli anni i prestiti ipotecari sono aumentati di 26,3 trilioni di yuan. GF Securities Co. prevede che fino a due trilioni di yuan di mutui potrebbero essere interessati dal “boicottaggio”, creando un circolo vizioso in cui le immobiliari già in difficoltà diventano ancora più a corto di denaro. A questo cortocircuito va ad aggiungersi quello provocato dal fatto che negli ultimi anni i cinesi hanno acquistato case con la convinzione che i prezzi sarebbero sempre e solo aumentati. Quella convinzione è stata infranta e sappiamo dalla storia delle precedenti bolle immobiliari che, una volta che ciò accade, è molto difficile impedire che i prezzi scendano ancora di più.
L’importanza del settore immobiliare sull’economia e la siderurgia cinese
L’edilizia abitativa è passata dall’essere una scommessa sicura negli ultimi due decenni ad un rischio crescente. Il governo ha represso la leva finanziaria nel settore immobiliare, contribuendo ad aumentare i costi di rifinanziamento del debito per le società e innescando un’ondata record di inadempienze. Le vendite di case sono crollate del 41,7% a maggio di quest’anno rispetto all’anno precedente, con gli investimenti in calo del 7,8%. Il settore immobiliare ha un impatto rilevante sull’economia cinese, considerando che rappresenta più di un quarto del Pil. Inoltre, circa il 70% della ricchezza delle famiglie è concentrata nella proprietà di abitazioni, il 30%-40% dei prestiti bancari è destinato al settore immobiliare, mentre le vendite di terreni rappresentano dl 30% al 40% delle entrate dei governi locali.
Il rallentamento delle costruzioni sta impattando negativamente sulla crescita del Pil, che nel secondo trimestre è stata la più debole da quella registrata nel primo trimestre del 2020, quando la pandemia ha colpito per l prima volata. Il Pil è cresciuto di circa l’1,2% rispetto al secondo trimestre del 2021, in calo dal 4,8% nei primi tre mesi dell’anno.
La crisi del settore immobiliare sta colpendo anche la domanda di materiali da costruzione. Il prezzo del minerale di ferro è sceso sotto i 100 dollari la tonnellata per la prima volta da dicembre 2021. Un anno fa il minerale di ferro veniva scambiato comodamente sopra i 200 dollari a tonnellata a causa dell’ondata di stimoli fiscali e finanziari dell’era Covid che ha alimentato il boom del mercato immobiliare e dell’acciaio. I futures per il tondo per cemento armato nell’edilizia sono crollati a Shanghai e i produttori hanno uno spazio di manovra limitato per sostenere i prezzi mediante un taglio della produzione. I governi locali stanno esercitando infatti delle pressioni sulle acciaierie affinché mantengano alti i livelli di attività per prevenire cali dell’occupazione. Nel frattempo, però, le scorte si stanno accumulando nei magazzini del più grande centro siderurgico del paese, la città nord-orientale di Tangshan, così come nelle province di Jiangsu e Shandong. I prezzi dell’acciaio, che sono stati volatili durante il lockdown di Shanghai, all’inizio di giugno si sono diretti verso una traiettoria al ribasso.
L’industria siderurgica cinese, la più grande al mondo, comprende catene di approvvigionamento estese che vanno dagli altiforni attivi in diverse aree del paese alle miniere di minerale di ferro all’estero (Australia e Brasile), che sono i maggiori fornitori di materie prime. Per questo motivo, qualsiasi nervosismo all’interno della Cina può svelare una vasta rete di catene di approvvigionamento, aumentando potenzialmente ulteriori pressioni sulle interruzioni globali esistenti.
Al momento il calo della domanda interna di acciaio è maggiore di quello della produzione di acciaio grezzo, per cui le acciaierie stanno effettivamente lottando contro la flessione dei prezzi e dei margini. I livelli delle scorte sono superiori del 12% rispetto allo scorso anno e potrebbero essere necessari quasi due mesi per tornare ai livelli mediani degli ultimi cinque anni, supponendo che la domanda di acciaio torni a ravvivarsi. Il mercato cinese è anche in competizione con una proliferazione di billette d’acciaio semilavorate russe più economiche, che complica il ritorno alla “normalità”. L’esaurimento delle scorte mediante l’interruzione dell’attività degli altiforni, con i quali viene prodotto quasi il 90% dell’acciaio in Cina, è complicato perché i grandi reattori utilizzati per trasformare il minerale di ferro in acciaio liquido devono funzionare continuamente. Una volta spenti, ci vuole molto tempo, fino a sei mesi, per riavviarli. Quindi, i produttori cinesi stanno mantenendo i loro altiforni “caldi” utilizzando minerale di qualità inferiore per ridurre volontariamente la quantità di acciaio prodotto a causa della minore resa degli impianti. Questa situazione non può durare però a lungo: se i prezzi dell’acciaio continuano a diminuire e le perdite ad aumentare, il governo cinese potrebbe imporre dei tagli alla produzione, un po’ come fece l’Opec per la produzione di petrolio quando la crisi Covid raggiunse l’apice nel 2020-2021.
Inoltre, le vendite di acciaio russo a prezzi stracciati per effetto delle sanzioni, unita alla cancellazione degli incentivi all’export, rende particolarmente difficile abbassare le scorte aumentando le spedizioni, come fatto in passato. Un problema aggiuntivo per i produttori siderurgici cinesi.