È sempre la Cina a comandare la classifica mondiale dei Paesi produttori di acciaio. La conferma viene dalla lettura dei dati dell’IISI, che per l’undicesima volta consecutiva pongono il Paese del Dragone al primo posto del ranking mondiale dell’acciaio con 418.782.000 tonnellate. Segue, a distanza abissale (oltre 300 milioni di tonnellate), il Giappone con poco più di 116 milioni di tonnellate di acciaio sfornate. Al terzo posto rimangono gli Usa.
Scorrendo la classifica, si trovano poi la Russia (70,83 milioni di tonnellate), la Corea del Sud (48,47 tonnellate), la Germania (47,23 milioni di tonnellate), l’India (44 milioni di tonnellate) e l’Ucraina (40,89 milioni di tonnellate). L’Italia è salita al nono posto (31,565 milioni di tonnellate), sorpassando il Brasile.
Scorrendo la classifica, si trovano poi la Russia (70,83 milioni di tonnellate), la Corea del Sud (48,47 tonnellate), la Germania (47,23 milioni di tonnellate), l’India (44 milioni di tonnellate) e l’Ucraina (40,89 milioni di tonnellate). L’Italia è salita al nono posto (31,565 milioni di tonnellate), sorpassando il Brasile.
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Analizzando i numeri in una prospettiva storica, si può vedere chiaramente l’incremento del “peso” dell’Asia nel comparto siderurgico globale. Mentre nel 1996 il continente produceva il 38% dell’acciaio mondiale, nel 2006 l’Asia è passata al 54%. L’Europa e la CIS, invece, sono scese dal 37% di dieci anni fa al 29% di oggi. In calo anche il continente americano, che perde il 7% in 10 anni.
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