Il primo bimestre del 2016 mostra una crescente dipendenza dell’Italia dai paesi extra Ue. Secondo i dati di Federacciai, il commercio di acciaio, infatti, vede una riduzione delle esportazioni al di fuori dell’Europa ed un deciso incremento dell’import. Entrando maggiormente nel dettaglio, per quanto concerne l’export, si nota una diminuzione del 19,0% rispetto allo stesso periodo del 2015, con volumi pari a 679.000 tonnellate.
In particolare, il calo è da imputarsi ai piani, che cedono il 26,8% fermandosi a quota 213.000 tonnellate. Giù anche i prodotti lunghi (-18,4% a 252.000 tonnellate) ed i prodotti di prima trasformazione (-14,0% a 160.000 tonnellate), mentre i lingotti e semilavorati crescono (+11,8%), ma rimanendo su tonnellaggi limitati (19.000 tonnellate). Sul versante delle importazioni, si registra una crescita del 18,2% sino a 1,906 milioni di tonnellate, per un incremento di quasi 300.000 tonnellate rispetto al primo bimestre 2015. I piani guidano la crescita con un +22,3% a 1,129 milioni di tonnellate. Segno più anche per i lingotti e semilavorati (+17,9% a 580.000 tonnellate) e prodotti di prima trasformazione (+9,2% a 83.000 tonnellate), mentre scendono i lunghi (-5,6% a 102.000 tonnellate) ed i prodotti di seconda trasformazione (-7,7% a 12.000 tonnellate). Il deficit italiano nei confronti dei paesi terzi sale quindi a 1,227 milioni di tonnellate tra gennaio e febbraio, contro le 774.000 tonnellate dello stesso periodo del 2015.
Più import, più export. Si può riassumere così il gennaio del commercio di acciaio dell’Italia con l’Unione Europea, contraddistinto appunto da un incremento del 4,0% delle importazioni e del 9,5% delle esportazioni. Gli arrivi di acciaio europeo sono stati pari a 775.000 tonnellate, con un aumento dell’8,9% dell’import di lunghi (135.000 tonnellate), del 3,5% dei piani (535.000 tonnellate) e del 4,8% dei prodotti di prima trasformazione (65.000 tonnellate). Stabili i prodotti di seconda trasformazione (7.000 tonnellate), mentre i lingotti e semilavorati perdono il 5,7%, fermandosi a 33.000 tonnellate. Sul versante delle esportazioni, i volumi salgono da 828.000 tonnellate a 907.000 tonnellate (+9,5%), grazie esclusivamente all’exploit dei piani (+28,7% a 386.000 tonnellate). Tutte le altre categorie di prodotti, invece, fanno marcia indietro: -8,3% per i prodotti di seconda trasformazione (11.000 tonnellate), -4,2% per lingotti e semilavorati (23.000 tonnellate), -1,2% per i lunghi (168.000 tonnellate) e -0,9% per i prodotti di prima trasformazione (319.000 tonnellate). Il saldo commerciale con l’Ue sale quindi da +83.000 tonnellate a gennaio 2015 a +132.000 tonnellate nel 2016.
A gennaio 2016, infine, il commercio estero nazionale sia con l’Ue sia con i paesi terzi ha visto importazioni per complessive 1,595 milioni di tonnellate (+4,5% rispetto a gennaio 2015) ed esportazioni per 1,154 milioni di tonnellate (-5,7%). Il deficit commerciale italiano a gennaio, quindi, è di 441.000 tonnellate, contro le -303.000 tonnellate dell’anno precedente.
Fonte: siderweb.com