Con il prezzo del gas che si è posizionato stabilmente attorno ai 124 euro al Megawattora tra luglio e settembre e con il PUN dell’energia che ha ripreso, in alcune fasce orarie, a toccare i 300 euro al Megawattora, è lecito chiedersi se ci si potrebbe trovare ad assistere a difficoltà produttive e stop forzati. Uno scenario visto nelle settimane immediatamente successive allo scoppio del conflitto in Ucraina, in cui l’acciaio italiano e non solo dovettero spegnere i forni a causa degli squilibri nei costi di produzione.
La risposta in questo caso però è negativa: gli operatori interpellati da siderweb indicano che ora la situazione è ben diversa da quella di qualche mese fa e gli impianti dovrebbero restare accesi. «Anche se non è da escludere che qualcuno possa anticipare parte delle fermate estive – spiegano -, ma non di certo per i costi energetici se resteranno nei range prospettati. L’attuale discriminante è la domanda, il cui calo significativo di ordinativi potrebbe portare a scegliere di sospendere la produzione, visto che i magazzini hanno in carico una buona quantità di materiale prodotto a prezzi decisamente alti».
Proprio la mancanza di richiesta è la principale differenza con il mese di marzo, quando l’ansia per la mancanza di materiale dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina aveva portato gran parte degli utilizzatori ad aumentare gli acquisti. Un’ondata di domanda apparente che ha avuto come conseguenza la calma attuale, dove la parola d’ordine è “destocking”. Se aggiungiamo che i prezzi rimangono in calo, favorendo il procrastinare del reintegro del venduto, ci si trova ad avere gli acquisti inferiori alla domanda reale.
In questo contesto, quindi, la volatilità energetica risulta un problema minore per gli operatori, anche se «l’attenzione ai costi di produzione non viene mai meno. C’è anche da dire che la siderurgia italiana, così come in passato, ha mostrato una grande capacità di adattamento e resilienza, imparando a generare utili anche in condizioni produttive in alcuni casi considerate “estreme”».
L’ipotesi più accreditata che la fase di “bonaccia” duri almeno fino a luglio, per poi offrire spunti “interessanti” dal mese di settembre, al rientro dalla pausa estiva.
A questa equazione però, ed è notizia di oggi, si dovrà aggiungere un’incognita in più: l’eventualità dei razionamenti del gas o l’appello dei fornitori alle clausole di interrompibilità, elementi che potrebbero ridurre forzatamente i volumi produttivi, innescando potenzialmente una nuova spirale rialzista dei prezzi, se la domanda tornasse a farsi sentire con prepotenza.
FONTE: SIDERWEB.COM