La notizia della scorsa settimana ha fatto non poco clamore nel mercato nazionale dell’acciaio. Del resto, i due attori sul ring – il Gruppo Arvedi come parte attiva e la Ferriera di Servola ( Gruppo Severstal) come oggetto dell’interessamento –– sono pesi di tutto rispetto. Il comunicato che ufficializzava un filo conduttore tra le due realtà siderurgiche era importante, ma scarno. Per ora la due diligence compie i propri passi in attesa della finalizzazione delle trattative che potrebbe portare alla firma del contratto già in settembre-ottobre.
Cercando di andar oltre per delineare le ragioni alla base di questa mossa del Cav. Giovanni Arvedi, è possibile delineare tre snodi cruciali che toccano altrettanti aree strategiche di business.
Secondo indiscrezioni, il primo obiettivo siderurgico del gruppo cremonese sarebbe quello di riattivare il secondo altoforno (ce ne sono due ed uno solo, oggi, è in funzione) per raddoppiare la capacità produttiva portandola da 1.200-1.400 tonnellate al giorno di ghisa a 2.400-2.800 tonnellate al giorno. In sintesi, da 400 mila a 800 mila tonnellate l’anno di ghisa (ne produce di vari tipologie, da quella semplice per le acciaierie a quella sferoidale di alta qualità).
È, tuttavia, proprio nel progetto siderurgico che si celano alcune criticità ambientali, sollevate ormai da anni dagli stessi cittadini e dalle Autorità pubbliche. Eppure, sembra certo che la cokeria dovrebbe ridurre la propria attività anche con Arvedi per limitare, appunto, le emissioni inquinanti in linea con la filosofia del Gruppo, uno dei pochi ad aver ottenuto l’autorizzazione ambientale integrata.
Il secondo nodo strategico è quello della logistica. Infatti, anche il terminal portuale della Ferriera dovrebbe essere raddoppiato, allungando la banchina a mare da 300 a 600 metri. L’ampliamento consentirà l’attracco di due navi contemporaneamente. Allo stesso tempo, dovrebbe potenziarsi anche l’attività di trading di materie prime (minerale, ghisa, coke e rottame).
Terzo “punto” è quello dell’energia, a tutti gli effetti una materia prima pregiata i cui costi intaccano non poco i conti delle acciaierie italiane. Sarà mantenuto il contratto con la centrale di cogenerazione valido sino al 2015 (Cip 6), un accordi che consente di cedere energia a prezzo vantaggioso.
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